È arrivato il via libera del Congresso americano per consentire all'Italia di armare due suoi droni. I droni acquistati in passato dal nostro Paese, infatti, sono al momento limitati nelle loro potenzialità. Sono capaci, cioè, di svolgere soltanto missioni di ricognizione. D'ora in poi, a meno di un clamoroso e improbabile ripensamento da parte dei membri del Congresso, che può comunque essere espresso entro 15 giorni, anche l'Italia potrà utilizzare i suoi droni come vere e proprie armi da combattimento. Il tutto dietro il lauto corrispettivo di 130 milioni di dollari.

Cosa ha spinto gli Usa a prendere questa decisione?

Le ragioni di questo cambio di direzione da parte degli Usa, che in passato avevano autorizzato l'armamento dei droni soltanto alla Gran Bretagna, potrebbero essere molteplici. Un motivo potrebbe essere legato alle pressioni che negli ultimi tempi gli Stati Uniti stanno esercitando nei confronti dei loro alleati, come appunto l'Italia, per convincerli ad effettuare attacchi in territorio iracheno contro i combattenti dell'IS. A tal proposito, come riportato dal Sole 24 Ore, ci sarebbero due droni in dotazione al contingente dell'aeronautica italiana, proprio in Kuwait, che verrebbero armati per andare a colpire in Iraq. Un altro motivo è invece legato a logiche strettamente commerciali.

Gli americani hanno capito che altri paesi come la Russia, la Cina o la Gran Bretagna possono aver sviluppato una tecnologia tale da armare i droni. Per evitare che l'Italia si possa rivolgere a una di queste nazioni, con i conseguenti mancati introiti che ne deriverebbero, si sono convinti ad autorizzare questo “aggiornamento”.

E se venissero utilizzati in Libia?

Nella primavera scorsala politica italiana era stata interessata da un acceso dibattito sulla possibilità di utilizzare i droni per affondare i barconi provenienti dalla Libia e fermare così l'operato criminale degli scafisti. In quei giorni, l'ennesima tragedia del mare nel canale di Sicilia, avvenuta il 18 aprile, e che causò la morte di oltre 800 persone, aveva portato alcuni politici di diversi schieramenti a formulare svariate ipotesi in merito.

Il Corriere della Sera, citato anche in un articolo dell'Huffington Post, aveva interpellato degli esperti militari che si erano espressi così sulla questione: “L’ipotesi di usare i droni per colpire e affondare i barconi dei trafficanti di esseri umani" scriveva il Corriere "... è solo una chiacchiera inutile e illusoria. Non solo e non tanto perché in questo momento all’Italia manca la tecnologia necessaria per armare i 6 Predator B a disposizione delle nostre Forze Armate. Quanto perché, anche nell’ipotesi impossibile che gli Usa ci dessero domani il know-how per renderli letali occorrerebbero da 6 mesi a un anno per applicarlo e avere un embrione di capacità operativa". Oggi questa ipotesi è divenuta reale. È lecito, dunque, pensare che i droni vengano utilizzati proprio per questo scopo?