Si è chiuso con un verdetto di assoluzione il capitolo giudiziario relativo ai drammatici episodi che hanno coinvolto l’Aquila nell’aprile del 2009. L’assoluzione riguarda tutti i 6 componenti della commissione Grandi rischi, condannati in primo grado per avere dato, dopo la riunione avvenuta il 31 marzo 2009, rassicurazioni infondate alla popolazione aquilana. Tutto ciò 6 giorni prima che succedesse l’inevitabile: un terremoto che ha spazzato via tutto il centro storico, ha distrutto case, spezzando la vita a 309 persone. La decisione della Cassazione è arrivata dopo 10 ore di camera di consiglio.

Una conclusione evidentemente sofferta da cui emerge, secondo le prime indiscrezioni, che i membri della commissione Grandi rischi rilasciarono il più accuratamnete possibile i pareri scientifici richiesti dalla Protezione civile. Gli ermellini hanno dunque confermato l’assoluzione posto che nessuno di loro violò alcuna regola cautelare metodologica.

Nessun addebito di colpa generica e specifica in capo ai commissari

La quarta sezione penale della Suprema corte, con tale sentenza di assoluzione, per le cui motivazioni bisognerà attendere ancora, riproduce in sostanza il verdetto della Corte d’Appello, che aveva assolto i sei commissari, condannando a due anni solo De Bernardinis. La verifica della correttezza scientifica delle valutazioni formulate dagli imputati ha condotto i giudici di piazza Cavour a ritenere che per gli stessi non fosse possibile formulare, per effetto dello sciame sismico in corso, un giudizio di aggravamento del rischio di forti eventi.

Nella sentenza di secondo grado, infatti i giudici della Corte d’Appello avevano statuito come l’imponente istruttoria dibattimentale non avesse consentito di raggiungere la prova regina sull'effettiva responsabilità dei commissari per il reato di omicidio colposo e lesioni colposi. Il nocciolo della questione inoltre fu proprio l’influenza che la riunione dei commissari avvenuta il 31 marzo e le rassicurazioni di De Bernardinis dopo ebbero sui cittadini durante quella tragica notte tra il 5 e il 6 aprile 2009.

Secondo i giudici di secondo grado, la condotta dei commissari fu esente da colpa proprio perché inidonea ad integrare l’antecedente causale degli eventi. Su De Bernardinis, invece era stata accertata una colpa generica di "negligenza e imprudenza" in relazione alla condotta di informazione, con il riconoscimento del nesso causale in ordine ai decessi di alcune delle vittime indicate nell’imputazione.

Cenni sul giudizio dinnanzi al Tribunale

La Corte d’appello seguita dalla Cassazione hanno quindi ribaltato la condanna, pronunciata dal Tribunale il 22 ottobre 2012, a sei anni di reclusione nei confronti dei 6 commissari, la cui responsabilità emerse proprio per aver organizzato un'operazione mediatica per tranquillizzare le persone.Il Tribunale ritenne che dopo la riunione del 31 marzo, quegli stessi commissari insieme a De Bernardinis, vanificando le attività di tutela della popolazione, fornirono informazioni contraddittorie, incomplete e imprecise sulla pericolosità dell'attività sismica.

Ora non resta che celebrare il processo a Bertolaso, capo del dipartimento protezione civile che però potrebbe beneficiare dell’istituto della prescrizione.

Il tutto senza dimenticare i commenti di alcuni familiari delle vittime del Terremoto che hanno visto riconosciuto, seppur in parte,una responsabilità dello Stato attraverso la condanna di un funzionario della Protezione Civile.