Lo sfruttamento del lavoro minorile è una piaga antica, una questione sottovalutata che, più di ogni altra, fomenta qualunquismi del tipo "ma si sa" oppure "le cose sono sempre andate così". L'evoluzione stessa del genere umano imporrebbe al genere citato di prodigarsi per la soluzione di un problema, in quanto tale. Eppure ... Tra le emorragie aperte dalla guerra in Siria c'è quella dei rifugiati. Ne parliamo spesso come se fosse un problema esclusivamente italiano, Salvini docet, ma è in Paesi come la Turchia, per ovvie motivazioni geografiche, che si è verificato il più corposo esodo di profughi siriani, circa due milioni e mezzo da quando, nel 2011, è iniziato il conflitto.

Sarebbero 400 mila, secondo le stime dell'organizzazione "Business & Human Rights Resource Centre", i siriani che lavorano in maniera del tutto irregolare entro i confini turchi. La maggior parte percepisce stipendi assolutamente miserevoli (meno di 90 euro al mese) e tra questi molti sono minori.

I casi denunciati di H&M e Next

Ai primi di febbraio, il marchio svedese di abbigliamento H&M ha ammesso che in Turchia sono numerosi i bambini impiegati nelle fabbriche e l'esempio è stato seguito dalla Next che ha dichiarato più o meno la stessa cosa. Nel Nel Paese di Erdoganperò esistono tante produzioni di importanti marchi come Adidas, Burberry ed Asos, solo per citarne alcuni. Nessuno di questi, benché i sospetti siano forti, ha reso noto di aver impiegato nelle proprie fabbriche lavoratori minorenni mentre i primi due citati hanno annunciato di aver preso le dovute contromisure consentendo ai bambini-lavoratori di poter tornare a studiare con un sostegno adeguato alle famiglie.

Oltre 200 milioni i bambini sfruttati nel mondo

Al di là della Turchia, dove un problema legato allo sfruttamento dei lavoro minorile è sempre esistito e non è dunque un fenomeno recente legato alla questione siriana, secondo gli ultimi dati forniti dall'Organizzazione Mondiale del Lavoro sono oltre 215 milioni i bambini sfruttati nel mondo e tra questi oltre 150 milioni hanno meno di 15 anni.

Tra le più note multinazionali coinvolte in vari scandali figura la Nestlè, accusata per ben due volte nell'arco degli ultimi dieci anni (l'ultima volta l'anno scorso, ndr), di rifornirsi di cacao da aziende che in Africa Occidentale schiavizzavano i bambini nelle piantagioni. Nello specifico sarebbero quasi 300 mila i minori impiegati al lavoro e vittime di una vera e propria "tratta", tutti di età compresa tra i 5 ed i 15 anni.

Per non parlare di Amnesty International che ha accusato le maggiori aziende produttrici di smartphone e pc di complicità in questi traffici. Le multinazionali in questione necessitano di ingenti quantitativi di coltan da cui vengono ricavate le componenti per le batterie. Nella Repubblica Democratica del Congo, principale esportatore di questo materiale, ci sarebbero migliaia di minori impiegati nelle miniere.

Paesi che legalizzano il lavoro minorile

In Bolivia, Paese dove l'età minima per lavorare è 14 anni, nel 2014 venne approvata una legge che prevedeva deroghe per i bambini di 10 anni che possono avere un'attività in proprio e per i 12enni che possono essere assunti con un contratto da lavoratore dipendente.

In Marocco è in discussione in Parlamento un progetto di legge che autorizza il lavoro di minori come domestici nelle case. Secondo l'Unicef sarebbero circa 80 mila i ragazzi dai 16 ai 18 anni che lavorano come domestici nel Paese nordafricano in condizioni salariali degradanti.