Il bilancio è di 28 morti e 61 feriti. Una vera strage ad Ankara nei pressi della sede dello Stato maggiore. Un attacco ad un obiettivo specifico dunque, ad esplodere è stata un'autobomba fatta saltare mentre un convoglio militare composto da tre pullman era fermo ad un semaforo. Il punto dell'attacco terroristico si trova soltanto a pochi chilometri dal palazzo presidenziale dove in quel momento era in atto una riunione di sicurezza con i capi di Stato maggiore alla presenza del presidente Recep Tayyip Erdogan.

Nessuna rivendicazione

A differenza dell'attacco del mese scorso ad Istambul, rivendicato dall'Isis, in questo caso non ci sono attualmente colpevoli dichiarati.

Nessun gruppo terroristico ha infatti sbandierato la parternità di questa strage. Il governo però starebbe puntando l'indice contro i curdi del PKK, l'attentato potrebbe essere una risposta agli attacchi dell'esercito turconei confronti delle postazioni curde in Siria, fermo restando che i miliziani dell'Ygp stanno appoggiando Assad nella sua controffensiva per riconquistare la parte della Siria sotto il controllo dell'Isis. Altre fonti indicherebbero la piena responsabilità dello Stato Islamico ma non ci sono certezze.

Il ruolo della Turchia nella guerra in Siria

Inutile stare a sottolineare il ruolo importante che sta svolgendo la Turchia nell'ambito delle azioni militari in Siria. Il governo Erdogan, storico nemico del presidente siriano Assad, preme da settimane per l'invio di una coalizione internazionale di truppe di terra, considerato "l'unico modo per far cessare le ostilità in Siria".

In tal senso si inquadra l'attuale avanzata dell'esercito di Assade dell'aviazione russa nei territori occupati dal Califfato. La liberazione di queste aree toglierebbe a Paesi come Turchia ed Arabia Saudita, la cui posizione è di aperto contrasto nei confronti del rais di Damasco, la scusa "ufficiale" per un ingresso a piene forze nel conflitto.

Le parole di Erdogan dopo l'attentato suonano come una minaccia in tal senso. "Lotteremo senza tregua contro le pedine che effettualo tali attacchi e contro le forze che si muovo dietro di loro. La Turchia non esiterà a ricorrere al suo diritto di legittima difesa e lo farà in ogni momento ed in ogni luogo". Probabile che il premier si riferisca alla possibilità di intensificare gli attacchi contro le postazioni curde, visto il forte sospetto o abile pretesto che attribusice ai curdi la responsabilità dell'attentato. Difficile che Erdogan scelga di inviare le sue truppe in campo aperto in una missione anti-Isis, senza il nulla osta degli altri alleati.