Sembrava essere tornata la pace in Iraq, o almeno un po’ di stabilità, è invece ora è l’organizzazione terroristica Stato Islamico a seminare nuovamente violenza e morte a Bagdad. Dopo l’attentato a Istanbul e in Bangladesh, un nuovo attacco terroristico firmato Isis prende spazio nelle prime pagine dei quotidiani del mondo. Un attentato kamikaze compiuto da giovani borghesi sunniti che ha ucciso più di 200 persone della popolazione sciita. Un’auto-bomba nel distretto Karrada di Bagdad è diventato l’attacco più grave in Iraq questo anno, secondo le agenzie di notizie presenti sul posto.

La reazione del premier

I jihadisti dello Stato Islamico hanno rivendicato il crimine attraverso i social network: “Come parte delle operazioni permanenti di sicurezza dei soldati del Califfato nella città di Bagdad, il Mujaheddin Abu Maha al Iraqi è riuscito a fare esplodere la bomba in una congregazione di infedeli rinnegati (musulmani sciiti)”. Il primo ministro iracheno, Haidar al Abadi, è stato contestato dai vicini di Karrada. La sua auto è stata colpita da pietre e oggetti. “I terroristi – ha dichiarato il premier – dopo essere stati sconfitti sul campo di battaglia, compiono atti disperati”.

Il silenzio della stampa

Al Abadi faceva riferimento alla conquista di Faluja, una zona a 50 chilometri da Bagdad, dove l’esercito ha combattuto lo Stato Islamico, costringendo la ritirata.

È stato decisivo il contributo delle forze dell’ordine degli Stati Uniti. Il reporter e scrittoreRiccardo Romaniha commentato su Facebook la strage: “Duecento morti in un giorno solo. Gran parte erano bambini. Ripeto, duecento (200). Una serie di bombe e kamikaze nel centro di Baghdad, Karrada, la strada dei negozi, della gente che prova vivere, meglio che altrove, una vita normale.

Come al Bataclan o in transito all'aeroporto di Istanbul. Duecento morti e nessuno dei principali quotidiani italiani, ripeto nessuno, che lo ha messo in risalto in prima pagina. Per il Corriere è un occhiello sfuggente. Per La Stampa Zaza e Pellé reggono meglio il taglio basso. La Repubblica non pervenuta. Il Fatto rivela al volo strage di bambini in Iraq e stop.

Il Giornale (zero notizia) s'indigna pure sul silenzio dell'Islam rispetto alle stragi dei cani rabbiosi, e punta sul Papa che sarebbe muto di fronte alla morte di 9 cristiani (gli italiani a Dacca)”.

Graduatorie di valore

Secondo il giornalista “le graduatorie sul valore dei morti non sono la mia specialità, ma sono di sicuro la materia su cui galleggia il pensiero nobile del giornalismo italiano”.“Sta di fatto che i 200 cadaveri (40 per cento bambini) – ha aggiunto Romani - erano musulmani pure loro, abitanti di un paese musulmano. Ammazzati da cani rabbiosi pure loro e sono un numero spropositato per un giorno solo. E ne moriranno altri e altri ancora, italiani, americani, iracheni, di ogni nazionalità uccisi non dalle bombe, ma dall'ignoranza di quelli che non capiscono che il problema è uno solo, a prescindere dalla latitudine e dall'affetto che proviamo per chi ci capita in mezzo. Ora, o il problema lo affrontiamo assieme, oppure quello massacra noi perché la forza del male risiede nella nostra capacità di ignorare un evento di questa atroce portata”.