Il 7 gennaio 2015 un commando di tre terroristi rispondenti ai valori distorti del fanatismo islamico ha dato luogo ad un’operazione sanguinaria che è assurta all’onore delle cronache in maniera immediata a travolgente. Dodici morti soltanto tra la redazione di Charlie Hebdo, il giornale satirico francese che a più riprese aveva pubblicato – tra le molte di contenuto esplosivo – vignette che ritraevano il profeta in chiave comica, e le immediate vicinanze. Una macabra conta che ha portato alla rivista francese una vastissima solidarietà internazionale, espressa anche, in quest’era dell’internet 2.0 dominata dai social network, dal dibattuto tag #JeSuisCharlie.

A poco più di un anno e mezzo di distanza, Charlie Hebdo è stato posto nuovamente al centro delle pagine di molti giornali, soprattutto italiani, in questo caso, però, per un motivo completamente diverso. Nell’ultima pagina del numero uscito il 31 agosto, viene proposta una vignetta riferita alla recente tragedia del terremotoche ha colpito il Centro Italia: mostra un uomo sanguinante accompagnato dalla didascalia “Penne al pomodoro”, una donna tumefatta con accanto la scritta “Penne gratinate”, e un ammasso di macerie dal quale a più livelli spuntano arti umani di persone schiacciate seguite dalla dicitura “Lasagne”. Il tutto, coronato dalla titolazione “Terremoto all’italiana”.

La satira per Cavanna

Estrema copertura mediatica e prorompente interesse dei social per entrambe le vicende, con un’inversione del ruolo coperto dal giornale francese che, in molti casi, ha riscontrato un cambio totale di fronte anche tra chi in Italia, nel 2015, aveva alzato vigorosamente l’egida della libertà di stampa e puntato la spada contro coloro che, tramite l’assassinio, l’avevano soppressa: il coro sull’illiceità della vignetta inerente al sisma è pressoché unanime.

Ma allora, ecco la doverosa presentazione dell’annosa questione: esistono dei limiti che la Satira deve porsi?

Così si esprimeva François Cavanna, storico fondatore di Charlie Hebdo, riguardo al caso delle vignette dileggiatrici di Maometto pubblicate dal quotidiano danese Jyllands-Posten nel 2005, dopo aver contestato l'atteggiamento di una certa parte di opinione pubblica che escludeva dall'orizzonte del "risibile" ogni riferimento alla materia religiosaLa libertà può essere solamente totale, altrimenti non è tale.

Bisogna ricordare che astenersi dal pubblicare queste famosissime vignette danesi, vietare di difenderle, doversi auto-censurare, è una cosa meschina! È abbandonare la laicità, è rinnegare le dure lotte dell’inizio del XX Secolo».

La satira per Luttazzi

Di altra opinione il comico e scrittore Daniele Luttazzi, che in virtù del nobile fine che attribuisce alla satira, ovvero l’attacco insieme derisorio ed etico al potere e alle sue emanazioni oppressive, distingue tra bersaglio ammissibile e bersaglio improprio. Il primo è, per l’appunto, l’autorità, politica, economica o religiosa che sia, per le meschinità, le lordure o i pregiudizi che può fomentare; il secondo, è la vittima di un’azione di potere.

Nel valutare se si tratti di buona o di cattiva satira vanno considerati i parametri della tecnica formale della battuta e della contestualità, non tanto quello del buon gusto:«L’umorismo è sospensione del sentimento e può arrivare fino al grottesco più cinico; ma se sei cinico a spese di una vittima e ne prendi in giro la sofferenza, fai umorismo fascistoide, cioè eserciti una violenza».

Nell’articolo-saggio “Mentana a Elm Street”, Luttazzi offre anche un esempio pratico di uno stesso argomento utilizzato come spunto su due bersagli diversi, in questo caso il primo, la donna malata, improprio, il secondo, l’azione di Governo, ammissibile.

«Tumore seno: una vittima ogni 45’. A rischio il campionato di calcio femminile.»

«Sempre più vittime per il tumore al seno. Per ovviare ai tagli sulla ricerca, sospeso il rimpatrio delle immigrate clandestine.»