L'attuale pontefice, papa Francesco, ci ha ormai abituato ai suoi gesti istintivi e semplici, che rifuggono dal clamore della stampa e cercano solo di essere un modo per stare accanto a chi soffre. Inevitabile quindi che si mobilitasse anche a favore delle popolazioni terremotate di Lazio e Marche, esprimendo il desiderio non solo di una vicinanza dell'anima ma anche fisica. Papa Francesco ha infatti fatto sapere che, al ritorno dal suo viaggio in Georgia e Azerbajian, sarà ad amatrice, il comune reatino maggiormente flagellato dal sisma. Il viaggio in questione si svolgerà tra venerdì 30 settembre e domenica 2 ottobre; quindi da allora in poi il pontefice potrebbe mettere in atto il suo proposito in qualunque momento.

Ma con tutta probabilità non fornirà alcun preavviso.

L'abbraccio a chi soffre

Il papa non vuole effettuare una visita ufficiale, ma poter entrare nelle tendopoli ad abbracciare uno per uno coloro i quali hanno perso casa, amici, spesso la loro stessa famiglia, e soprattutto rischiano di perdere ogni speranza per il futuro. Il calore umano di papa Francesco si è già dimostrato mercoledì 28 settembre, quando all'udienza generale ha accolto gli sfollati di Arquata, Capodacqua e Pescara del Tronto, dando una benedizione speciale alla piccola Speranza. Speranza è la prima bambina nata dopo il sisma del 24 agosto, e il nome che le è stato dato quando è stata battezzata tra le macerie del suo paese è il simbolo di una volontà ferrea, che deve scontrarsi con una quotidianità drammatica.

Il passato ed il futuro

Nei paesi che sono stati distrutti dal terremoto vivevano molte persone anziane: tra loro c'era anche Pietro Gloria, 79 anni. Nonostante la sua non più verde età, la notte del sisma questi è riuscito a mettere in salvo tutta la sua famiglia e se stesso. Ma ci sono anche i giovani, che non vogliono abbandonare le terre nelle quali sono cresciuti e che hanno costituito lo sfondo della loro infanzia.

Il desiderioche le persone che hanno incontrato papa Francesco hanno espresso è quello di poter tornare a vivere nei luoghi che amano e dove hanno le proprie radici, di essere aiutati e non ostacolati in questa impresa ardua ma non impossibile.