Cyberattacco in piena regola oggi negli Stati Uniti d'America: un black out di oltre due ore ha messo KO i maggiori siti americani, tra cui il social Twitter, il sito del quotidiano "Financial Times", Spotify, Reddit, eBay e il sito ufficiale del "New York Times". Il blocco, che è parso interminabile, ha interessato gli stati della costa Est, ma adesso la situazione è tornata alla normalità ed è tutto sotto controllo. Lo ha riferito la società Dyn, i cui server sono stati presi di mira dai pirati informatici che hanno oscurato il servizio creando un sovraccarico di traffico e mandando in tilt il sistema; la Nbc, inoltre, ha dichiarato che il Dipartimento americano per la sicurezza nazionale ha subito avviato un'inchiesta.

Attacco DDoS

La Dyn è un gruppo informatico del New Hampshire che funziona in pratica come un elenco telefonico di internet e, se non dovesse funzionare, impedisce ai siti di caricarsi correttamente. Il servizio traduce il nome di un sito Web, come ft.com, in un indirizzo IP che poi i computer usano per identificare sè stessi all'interno di una rete. Senza il Dns (Domain Name Server), infatti, per collegarsi ad un determinato sito bisognerebbe altrimenti digitare numeri e non parole nel browser. La stessa Dyn, dal suo sito ufficiale, aveva fatto sapere di aver subito un attacco DDoS alla sua struttura telematica. DDoS significa "Distributed Denial of Service", con il quale gli hacker impediscono il regolare flusso di dati sovraccaricando server con informazioni inutili e ripetute richieste di caricamento pagine; di conseguenza, l'utente non riesce a visualizzare i siti presi di mira "per problemi tecnici".

Anche il sito Amazon ha fatto sapere di aver subito alcuni dei problemi legati al Dns. Subito sono partite le indagini da parte del Dipartimento per la sicurezza e dell'Fbi per cercare di scoprire i responsabili di questo attacco che casualmente è avvenuto proprio alle ultime battute dell'infuocata campagna elettorale di Hillary Clinton e Donald Trump; al momento, dati i tesissimi rapporti tra i due Paesi, i principali sospettati sono gli hacker russi, ma ovviamente potrebbero esserci anche dei responsabili "interni".