La scorsa notte, approfittando delle tenebre, tre detenuti del carcere di Rebibbia sono riusciti ad evadere grazie all'aiuto delle proprie lenzuola.
Tutto ha avuto inizio la notte scorsa, in seguito alle scosse telluriche del territorio marchigiano. Nel carcere di Roma, i poliziotti penitenziari si stavano infatti apprestando ad accogliere i detenuti sfollati dal penitenziario delle Marche, diventato inagibile a causa del terremoto. I tre detenuti, quindi, approfittando della confusione creatasi, e del favore delle tenebre, si sono preparati all'evasione.
L'evasione.
I tre detenuti che hanno eluso i controlli del carcere della capitale, di origine albanese, sono Basho Tesi, 35 anni, (condannato all'ergastolo per omicidio), Peter Ilir di 40 anni, condannato per traffico di droga, armi e tentato omicidio, e infine Hasanbelli Mikel, 38 anni, in detenzione per sfruttamento della prostituzione e traffico di droga.
I tre soggetti hanno inizialmente aggirato la sicurezza, ponendo delle sagome di cartone nei loro letti. Quindi si sono calati dal muro di cinta con delle lenzuola legate tra loro per mezzo di manici di scopa.
La sicurezza delle carceri è diventata un optional?
Non si tratta della prima volta in cui il carcere di Rebibbia, situato in via Triburtina a Roma, rientra nella polemica riguardante il sovraffollamento delle carceri, nonchè la mancanza di controlli adeguati ed efficienti.
A tal proposito si è infatti pronunciato il segretario nazionale della Fp Cgil Salvatore Chiaramonte, dicendo: "Personale mancante, strutture fatiscenti, nessuno strumento di supporto alla vigilanza. Ancora una volta a Rebibbia, dopo i fatti dello scorso febbraio, la combinazione di questi elementi determina un'ennesima evasione e getta in una grave confusione il carcere romano".
Si riflette quindi sul mancato o inefficace funzionamento del personale e dei servizi penitenziari, anche se in quest'occasione, ribadisce il dirigente dell'istituto penitenziario, i tre detenuti, ultretrentenni hanno approfittato delle 39 persone che sono state spostate dalle Marche nel carcere romano a causa del terremoto.