Invece di tutelare l'integrità psico-fisica dei fedeli, un vescovo avrebbe abusato di loro. In cambio di denaro, anzi di cospicui aiuti economici che, secondo le ultime informazioni, sarebbero oscillati tra i 600 e i 700 euro a prestazione. Stupore a Savona dopo la testimonianza di don Filippo Bardini, secondo cui il vescovo Mario Oliveri consumava rapporti 'intimi' con persone indigenti in cambio di cospicue somme di denaro.

Aperto un fascicolo ma l'ex vescovo di Albenga non è indagato

L'ex direttore della Caritas di Albenga, don Filippo Bardini, è riuscito a trovare il coraggio e rivelare agli inquirenti ciò che sarebbe avvenuto nelle curie di Albenga e Savona.

Il vescovo Mario Oliveri avrebbe molestato e violentato numerosi fedeli bisognosi, insomma avrebbe usato il suo status clericale per soddisfare i suoi bisogni. Secondo un uomo che si batte da anni contro la pedofilia, Francesco Zanardi, la confessione di don Filippo Bardini è importantissima perché, per la prima volta, un sacerdote accusa le diocesi di Albenga e Savona. Dure accuse sono state rivolte a Mario Oliveri, un tempo vescovo di Albenga poi sostituito da Papa Francesco. Una storia torbida da cui emergono particolari agghiaccianti.

Dopo la rivelazione di don Filippo Bardini è stato aperto un fascicolo senza indagati. Mario Oliveri dunque non è indagato e non è detto che lo sarà, visto che le presunte fattispecie criminose sarebbero prescritte.

Non finisce qui. Don Bardini ha accusato anche l'ex vescovo di Savona Domenico Calcagno, diventato poi cardinale. L'alto prelato avrebbe abusato di molti minorenni. Tutti avrebbero saputo, anche i responsabili della Chiesa locale, e nessuno avrebbe parlato. In Curia, dunque, ci sarebbe stata un'omertà di ferro riguardo ai presunti abusi commessi da Calcagno.

Guglielmo Borghetti è amareggiato

Sono veramente pesanti le parole di don Bardini. Il nuovo vescovo della diocesi di Albenga, Guglielmo Borghetti, si è detto amareggiato per il fatto che un sacerdote della Diocesi abbia rivolto accuse disdicevoli nei confronti di un suo superiore, senza avvisare preventivamente l'autorità ecclesiastica competente.