Palmira sarebbe nuovamente nelle mani dell'Isis ma la situazione è ancora incerta. La prima controffensiva dello Stato Islamico era stata respinta dall'esercito siriano sostenuto dall'aviazione russa. Qualche ora dopo le milizie jihadiste sono passate al contrattacco e, attualmente, le truppe di Damasco sono state costrette a ripiegare. La conferma di quanto grave sia attualmente la situazione arriva direttamente da Talal Barrazi, governatore della provincia di Homs. Nel pomeriggio il Centro russo per la riconciliazione delle parti siriane in conflitto aveva confermato la controffensiva del Califfato che vede impegnati oltre 4.000 combattenti.
L'annuncio del governatore di Homs
"L'Isis ha ripreso possesso della città - ha detto Talal Barazi, parlando all'emittente televisiva al-Ikhbariya - e l'esercito ora è schierato nuovamente fuori dal centro abitato. Sta impiegando tutti i mezzi per impedire ai terroristi di restare a Palmira". Il pomeriggio è stato molto caotico, al di là dei violenti combattimenti, anche per il continuo rimbalzo di discordanti note di stampa. "L'Isis è rientrata a Palmira, nonostante i bombardamenti russi della scorsa notte", ha riferito l'Osservatorio siriano per i diritti umani. Damasco, tramite l'agenzia di stampa SANA, si è limitata ad informare di "intensi combattimenti in corso". Toni trionfalistici, invece, da parte di Amaq.
L'organo di comunicazione dello Stato Islamico ha infatti annunciato di aver ripreso il pieno controllo di Palmira.
Una preoccupante 'falla'
L'Isis, ormai da mesi al tracollo militare secondo le fonti di informazione occidentali e russe, ha trovato il modo di riorganizzarsi, dando luogo ad una delle offensive più cruente della sua giovane storia.
L'esercito siriano è stato costretto alla ritirata a causa della sproporzione di forze in campo e non sono bastati nemmeno i raid russi nei corso dei quali sarebbero rimasti uccisi circa 300 miliziani jihadisti. La Siria di Bashar al-Assad adesso sta pagando lo spiegamento massiccio di forze impegnate nella presa di Aleppo e nella sua guerra contro i ribelli ed ha sottovalutato la capacità di ripresa dell'Isis.
L'azione, inoltre, segna uno smacco pesante per le forze militari russe ma la preoccupante 'falla' che è stata aperta riguarda anche la coalizione a guida USA, attulamente impegnata nella presa di Mosul. Secondo i servizi segreti russi, infatti, sarebbero oltre 5.000 i miliziani dell'Isis trasferiti dall'Iraq alla Siria.
Mosul, il 'lato oscuro' dell'offensiva
Lo scorso ottobre, quando l'offensiva curdo-araba supportata dagli Stati Uniti contro la roccaforte islamista di Mosul era soltanto agli inizi, furono lanciati diversi allarmi da Mosca circa il pericolo che parecchi miliziani jihadisti potessero attraversare il confine tra Iraq e Siria quasi indisturbati. "I terroristi in fuga - aveva sottolineato l'orientalista Elena Suponina - potrebbero marciare verso la Siria e questo creerebbe parecchi problemi al governo di Assad e ad i suoi alleati, Russia ed Iran".
I combattimenti in atto a Palmira e la situazione che si è venuta a verificare costringeranno Damasco e Mosca a distogliere l'attenzione da Aleppo proprio adesso che la vittoria sui ribelli è vicinissima. E se si trattasse del disperato colpo di coda dell'asse politico anti-Assad orchestrato dai governi di quei Paesi che hanno supportato la sedicente rivoluzione siriana e che, probabilmente, hanno finanziato anche l'Isis? Sono tesi cospirazioniste e, pertanto, orfane di certezze. Ma quelle che arrivano da Palmira non sono affatto cattive notizie per i nemici politici di Assad e Vladimir Putin.