Gli Stati Uniti dispongono di una flotta di astronavi da guerra che opera nello spazio nell’ambito di un programma spaziale segreto gestito dalla Marina. Lo ha dichiarato Gary McKinnon in un’intervista a "Coast-to-Coast".

Per chi non lo conoscesse, McKinnon è un 51enne hacker scozzese che circa dieci anni fa violò ben 97 computer della difesa americana: Us Army, Us Navy, Us Air Force, insieme a quelli della NASA e del Pentagono. Da allora, eufemisticamente, si può dire che è in corso una durissima battaglia legale. Nella realtà Gary, che fu arrestato in Gran Bretagna, combatte contro l’estradizione, perché gli americani non vedono l’ora di catturarlo e di rinchiuderlo in un penitenziario - magari a Guantanamo - per il resto della sua vita, come sostiene il suo avvocato.

Lo scozzese, in quest'intervista, ha integrato con nuovi elementi le rivelazioni già fatte in precedenza. Ha detto di aver utilizzato Landsearch, un potente software per accedere a preziose cartelle. Inoltre ha riportato di aver scansionato documenti e un tabulato Excel contenente i nomi di "ufficiali non terrestri", con il loro grado e ruolo nel programma. Infine avrebbe trovato le prove di uno spostamento di materiali tra varie astronavi e la loro esatta posizione nello spazio.

La cavalleria dello spazio contro gli alieni

A sostegno delle rivelazioni di Gary emergono le testimonianze di ex dipendenti della Nasa, tra cui un ex marine, noto come Capitano Kaye, che ha confermato l’esistenza di queste astronavi, aggiungendo che farebbero parte di un programma segreto utilizzato in passato per proteggere delle colonie umane presenti su Marte.

Il capitano ha rivelato di aver vissuto sul pianeta rosso, come soldato di un contingente che avrebbe avuto il compito di proteggere le cinque colonie umane da eventuali aggressioni dei marziani. In poche parole, avrebbero ricoperto un ruolo simile a quello della cavalleria nel Far West: proteggere i "pionieri americani" dalle scorribande degli "indiani".

Le parole dell’ex marine trovano, a loro volta, conforto nella testimonianza di un altro ex dipendente della Nasa, Michael Relfe, il quale ha sostenuto di aver vissuto per 20 anni sul pianeta rosso. Ancor prima, la nipote dell’ex presidente degli Stati Uniti Eisenhower, Laura Maddalena, si era espressa a proposito di una colonia umana da inviare su Marte.

Da 20 anni colonie americane su Marte

Un’altra famosa testimone, conosciuta con lo pseudonimo di "Jackie", sostiene che nel 1979 era stata inviata una missione su segreta su Marte, con equipaggio umano. Intervenendo radiofonicamente, ha detto di essere una ex dipendente della Nasa e che, durante la missione Viking, lavorando con altri colleghi alla telemetria marziana, avrebbe visto con i suoi occhi due uomini sullo sfondo della sonda spaziale. Dopo aver comunicato l'avvistamento ai suoi superiori, sarebbe stata messa a tacere.

Un impianto probatorio che convince i sostenitori delle teorie ufologiche ma che, allo stesso tempo, viene indebolito dalla figura controversa di McKinnon. Una mente eccelsa, un informatico straordinario, ma non per questo dotato della preparazione necessaria per analizzare e interpretare un'enorme quantità di documenti specialistici.

I suoi detrattori sostengono che lo scozzese faccia certe affermazioni a causa della sindrome di Asperger, una malattia che combina autismo e depressione.

La sua popolarità è dovuta anche alla caccia spietata che gli danno gli americani, interpretata come il tentativo di metterlo a tacere. E se invece volessero condannarlo a 70 anni di carcere per aver commesso "the biggest military hack of all time", ovvero "la più grande intrusione su computer militari di tutti tempi?".