La caccia all'uomo continua ma se vogliamo utilizzare un termnine caro ai vecchi gialli d'annata, la polizia tedesca brancola nel buio. Dopo aver offerto in pasto all'opinione pubblica un presunto colpevole, la cui colpevolezza è stata unicamente quella di trovarsi a circa due km dal luogo della strage di Berlino e di avere "un atteggiamento sospetto", il mirino ora si è focalizzato su Anis Amir. Tunisino, 24 anni, con un passato da pregiudicato in Italia, è ritenuto dalle forze antiterrorismo il probabile autista del tir che ha causato la morte di 12 persone al mercato di Natale la sera del 19 dicembre.

Le autorità tedesche hanno offerto fino a 100 mila euro di taglia a chiunque fornisca informazioni utili che possano portare al suo arresto.

Il 'giallo' del documento

A portare la polizia su questa pista è stato il ritrovamento di un documento di espulsione sotto il sedile del lato guida del camion, a nome di "un cittadino tunisino di nome Anis, classe '92, nato nella città di Tataouine". Il ricercato sarebbe comunque noto anche con altri due nomi. Anis Amir aveva lasciato la Tunisia sette anni fa ed aveva raggiunto l'Italia, dove aveva vissuto senza regolare permesso di soggiorno. Nel suo passato anche quattro anni di carcere scontati a Palermo, all'Ucciardone, con l'accusa di aver provocato un incendio ad una scuola.

Dopo il carcere è stato trattenuto al centro di indentificazione ed espulsione di Caltanissetta ma non ha mai lasciato l'Unione Europea. In mancanza della procedura di riconoscimento delle autorità tunisine che non sarebbe stata effettuata nei termini previsti dalla normativa, la sua espulsione non è mai diventata esecutiva.

Il giovane ha lasciato l'Italia e si è trasferito in Germania a luglio dell'anno scorso. Per lui si sono schiuse nuovamente le porte del carcere, dopo essere stato fermato a Friedrichshafen per un controllo. Una detenzione durata soltanto due giorni. Anis Amir aveva chiesto asilo politico alle autorità tedesche che però gli è stato negato.

Nessuna prova

In realtà non c'è nessuna prova che Anis Amir possa essere il responsabile della strage del 19 dicembre. Lo ha confermato anche il ministro dell'interno del Nodreno-Vestfalia, Ralf Jaeger, così come non c'è nessuna prova di legami con l'Isis o altre organizzazione jihadiste, se consideriamo che ci troviamo in presenza di un attentato rivendicato dallo Stato Islamico. Ma non sarebbe la prima volta che il Califfato si appropria di un'azione terroristica ed in questo caso manca una vera pianificazione. Il tir utilizzato per la strage, di proprietà di una ditta di trasporti polacca, proveniva dall'Italia ed ha sostato più del dovuto in Germania a causa di un contrattempo. Eventualità che nessun terrorista, vero o presunto, avrebbe potuto prevedere.

Su Anis Amir indaga anche Site, il portale che monitora l'estremismo islamista sul web. Il giovane tunisino aveva un profilo Facebook, non più online, e tempo fa avrebbe messo un "like" alla pagina social di Ansar al-Sharia, gruppo jihadista tunisino omonimo dell'organizzazione che opera in Libia: troppo poco per presumere veri contatti con l'Islam radicale. L'unica cosa certa, a parte il numero delle vittime dell'attentato, è che ancora non c'è un vero colpevole. La polizia tedesca non è stata finora in grado di stabilire se ad aver agito è stato un uomo solo o esiste anche una rete di complici. Pochi dubbi sulla dinamica, il tir è stato sequestro e l'autista, un polacco di 37 anni, è stato ucciso poco dopo l'azione terroristica. Secondo la ricostruzione degli investigatori, infatti, l'autotrasportatore avrebbe lottato fino all'ultimo momento per evitare il tragico schianto.