Una vera e propria tragedia quella che si è consumata a Vittorio Veneto (provincia di Treviso) nei giorni scorsi; un dramma di fronte al quale non ci si può far trovare preparati, e che sconvolge famiglie spesso ignare delle motivazioni che hanno portato ad un gesto irreparabile.

Il fatto è avvenuto tra le mura domestiche di una normale famiglia italiana, nell’ora che segue la cena: un bambino di 12 anni, dopo aver mangiato con la propria famiglia, si è chiuso in camera e da lì non è più tornato.

La macabra scoperta della mamma

Cosa abbia pensato quella povera madre che ha deciso di controllare cosa stesse facendo il figlio in silenzio nella propria camera non si saprà mai, così come è inconcepibile cosa deve aver provato trovando il proprio bambino appeso ad una corda, esanime.

Chiamata immediatamente l’unità di pronto soccorso, la madre non ha potuto che osservare, nella disperazione, i tentativi di rianimare un cuore già fermo. Ricoverato all’ospedale di Conegliano, il bambino si trova ora in condizioni disperate: quel piccolo cuore rimasto fermo fino all’arrivo degli operatori sanitari che lo hanno rianimato, potrebbe aver causato irreparabili danni. Per il piccolo non è stata ancora dichiarata la morte cerebrale, ma la speranza che possa sopravvivere a quell’incomprensibile gesto è lieve.

Perché un bambino decide di togliersi la vita?

Impossibile, al momento, risalire alle motivazioni di un gesto così estremo, anche se le supposizioni gravitano tra la paura di ricevere una punizione, l’incapacità di affrontare un no ad una banale richiesta, e il timore di un rimprovero per motivi scolastici.

L’adolescenza e la pre-adolescenza sono momenti delicati nella crescita di un individuo - oggi più che mai - come sottolineano i dati forniti dall’Unità Operativa Infanzia, Adolescenza, Famiglia dell’Usl 7 di Vittorio Veneto, i quali evidenziano che solo nell’anno 2015, i bambini tra gli 11 e i 14 anni che hanno dovuto ricorrere ad assistenza psicologica sono stati 392, dei quali almeno 100 con problemi relazionali con i propri genitori, i coetanei e l’ambiente scolastico.

Un fenomeno preoccupantemente in crescita che talvolta si trasforma in tragedia, come quella del bambino dodicenne di Vittorio Veneto.