«Lo sforzo adesso è governare il panico. È una vicenda che ha aspetti emotivi pesantissimi . Ma ora serve un richiamo ai dati scientifici che, senza nulla togliere alla tragedia per quello che è successo, faccia capire che non c’è nessun rischio di epidemia». Queste le parole, che lasciano intravedere commozione, umanità ma anche responsabilità, del rettore della Università Statale di Milano Gianluca Vago all’indomani della morte Flavia Roncalli, studentessa della facoltà di chimica, avvenuta il 30 Novembre scorso. Allarmante perché causata da una meningite fulminante, la stessa dinamica con cui 4 mesi fa, il 26 luglio, aveva perso la vita un’altra studentessa, Alessandra Covezzi.
Il clima dell’università è inevitabilmente scosso. Scosso perché in 4 mesi muoiono 2 ragazze, entrambe 24enni, con i sogni, le difficoltà, gli stimoli e i dubbi dei 24 anni. Una passione, quella per la chimica, che ha dato loro soddisfazioni ma anche costata sacrifici, per poi infine la vita. I sogni sono sempre fonte di forza, di equilibrio e spregiudicatezza, di calma e testardaggine, specie in un’età come quella delle 2 ragazze, quando le preoccupazioni sono appena cominciate ma gli obiettivi sono già numerosi. Può trattarsi di chimica, ingegneria, economia o lettere, morire a 24 anni, vederci interrotti nel proprio percorso verso un traguardo che altro non è che un ulteriore punto di partenza, è il peggior sgarbo che il destino possa farci.
Oltre al lutto, tra i compagni e i professori si fa strada la paura per un possibile rischio contagio. Per fronteggiare l'allarme scattato in ateneo, i medici dell'Ats milanese, da venerdì 9 dicembre vaccineranno, gratis, 140 persone, tra studenti e docenti della facoltà. Se verrà appurato che il meningococco C è lo stesso per entrambi i casi, il numero di vaccinati potrebbe avvicinarsi ai 500, solo in via precauzionale, come sostengono Vago e Giorgio Ciconali, capo del dipartimento di Igiene pubblica dell'Ats.
La meningite si contrae per via aerea, dopo contatti ‘stretti e prolungati’ (per intenderci, scambio di saliva) con il malato. In Italia dal 2011 ha causato 24 decessi. Nel 2015 sono state 2 le morti, 6 nel 2016.
«La comunità universitaria è stata molto colpita emotivamente e noi tutti sentiamo la responsabilità di proteggere gli alunni – dice Vago – ,ma alla fine bisogna farsi guidare dalla conoscenza che contraddistingue l’istituzione di cui facciamo parte».
Parole per indurre a fidarsi delle autorità sanitarie, parole usate come monito per andare avanti. Perché il dolore è vivo nell’ambiente, e lo resterà sempre. Bisogna guardare oltre, conservando il ricordo che Alessandra e Flavia hanno lasciato, cercando di raggiungere quei sogni per le 24enni spariti troppo presto. Qualcuno ammette :«I miei genitori non volevano farmi venire a lezione, poi sono riuscita a convincerli». Ed è già un modo per far capire che le passioni non vanno abbandonate.