Genitori uccisi dai figli, con o senza complicità di altre persone, in apparenza per futili motivi; per odio incontenibile se non per soldi, ma a volte eliminare fisicamente chi ha dato la vita e carpirne il patrimonio sono due facce della stesa medaglia. L'ultimo atroce caso, il duplice omicidio di Ferrara, aggravato dalla premeditazione e dall'uso della scure, padre e madre, Salvatore Vincelli, 59 anni, e la moglie Nunzia Di Gianni, 45, massacrati a colpi d'ascia da Manuel Sartori, 17 anni, amico del figlio Riccardo di 16 anni, su promessa di un pagamento di mille euro, di cui 85 anticipati, riporta alla memoria altri casi efferati tristemente entrati nella storia della Cronaca Nera italiana.

I più noti sono quelli di Ferdinando Caretta che uccise madre, padre e fratellino; Pietro Maso che con cinismo brutale uccise i genitori con la complicità di amici per ottenerne l'eredità; la mattanza di Novi Ligure ad opera dei fidanzatini Erika e Omar che uccisero la mamma delusa dal rendimento scolastico e il fratellino di Erika. Uno stesso 'male oscuro' sembra annebbiare totalmente le menti di adolescenti che arrivano ad agire l'odio fino ad eliminare i propri genitori. Situazioni familiari complesse, problematiche adolescenziali non riconosciute o forse non sapute affrontare che il più delle volte si incanalano in rendimenti scolastici scarsi, condotte di vita disordinate, tensioni e conflittualità elevate.

Il movente è più complesso di quel che sembra.

L'odio verso i genitori

"Le carezze sui graffi non si sentono più": uno dei casi più recenti (30 dicembre 2015) è quello di Federico Bigorri, 22 anni, che dopo aver ucciso con diverse coltellate la mamma nella casa di Città di Castello si è fatto un selfie su Facebook aggiungendo quel commento.

Tra mamma e figlio tante tensioni per lo stile di vita del ragazzo che ha evitato alla fine il carcere per incapacità di intendere e volere. L'11 maggio 2016, infine, Igor Diana uccide i genitori adottivi che pure lo adorano in preda a un raptus e poi si uccide impiccandosi in carcere lo scorso 5 dicembre. 'Odio mia madre', ha raccontato Riccardo Vincelli a un amico.

La madre Nunzia non tollerava che il figlio non studiasse, tornasse alle 5 del mattino e dormisse nel garage adibito a stanza.

L'identità negata diventa agito violento

Ma allora cosa accade nelle menti di questi ragazzi? Luciano Amato Fargnoli, psicoterapeuta e criminologo, nel Giornale scientifico dell'Onap, l'Osservatorio nazionale di abusi psicologi, evidenzia che la violenza è connaturata all'essere umano. Se uccidere è infrangere un tabù, uccidere chi ci ha dato la vita, lo è al massimo grado al punto di sostituirsi al Creatore, "assumendo per sé quella speciale onnipotenza che ne fa il principio e la fine di tutte le cose". Nell'uccidere un genitore si supera e viola l'interdetto biblico e si toglie la vita a chi l'ha data.

Se chi mi ha dato la vita, mi leva il respiro, mi soffoca; se l'adolescente cova rabbia e aggressività crescenti che non riescono a essere contenute in normali attività; se invece della fiducia d'essere totalmente accettato dai genitori, prevalga una dolorosa percezione di inadeguatezza, l'identità negata si scatena nell'agito violento fino ad arrivare all'uccisione.

Confini psichici estremamente labili

Nel suo blog, la psicoterapeuta Maura Manca, presidente dell'Osservatorio nazionale Adolescenza, mette in risalto segnali che ci sono e non vanno sottovalutati. "I ragazzi sono presi dagli impulsi, se non hanno sviluppato un senso morale adeguato, se non hanno limiti, se i confini psichici sono labili".

Se nella mente degli adolescenti prevale l'idea che i genitori siano la fonte dei loro problemi, gli stiano rovinando la vita, non resta che attaccarli e distruggerli. "Sono figli di un bisogno di essere riconosciuti nelle loro esigenze distorte e nella loro persona. Sono il frutto di un fallimento educativo che non è stato in grado di creare confini e contenimenti".