I lavori di Piero Manzoni, artista contemporaneo morto nemmeno trentenne agli inizi degli anni '60, sono al centro di un processo in corso a Milano, il quale si sta trasformando in una vicenda colma di misteri e sotterfugi degni del migliore dei romanzi gialli. Il fascino dell'Arte gioca il ruolo di perfetto contorno per la causa riguardante le sette opere scomparse e mai più ritrovate. L'imputato Carlo Pelizzari, avvocato bresciano accusato dal pm Luigi Luzi di ricettazione e truffa, avrebbe venduto al collezionista danese J.G. sette prodotti artistici di Manzoni contraffatti.

Il problema ora è però la comparsa di nuovi presunti proprietari degli stessi. Giovanni Schubert, noto gallerista milanesi ucciso, fatto a pezzi e gettato nel Naviglio sette anni fa da un suo collaboratore poi accusato all'ergastolo, sarebbe il proprietario ufficiale delle opere in questione. Il giudice Monica Amicone si trova quindi di fronte alla pretesa della moglie e delle figlie del Schubert alla riconsegna delle opere nelle loro mani, essendo loro le uniche ereditiere ufficiali dell'oggetto in causa. Il Pelizzari, secondo la testimonianza delle donne, sarebbe l'unico ad aver avuto contatti con il defunto Schubert, e quindi l'unico a poter entrare nelle gallerie ove il collezionista deteneva i lavori al centro della causa.

Opere originali?

Secondo la Fondazione che porta il nome dell'artista Manzoni le opere oggetto del processo sarebbero dei falsi. Il Schubert però, cinque anni prima del suo decesso, fu al centro di un'altra causa inerente a queste ultime. Mario Schifano, altro protagonista dell'arte contemporanea, fu giudicato dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere vittima del Schubet, il quale fu arrestato ma poi rilasciato dalla stessa corte.

Il mistero dei lavori di Manzoni si infittisce, quindi, soprattutto per la questione della nuova comparsa delle presunte ereditiere del gallerista defunto. Perchè mai le donne avrebbero fatto capolino all'interno di una causa per opere contraffatte? I lavori erano stati venduti da Pelizzari al collezionista danese per 210mila euro e ora il loro valore potrebbe superare di gran lunga tale cifra. Sarà vero che si tratta solamente di falsi?