L'intera area dell'Appennino Centrale che sta subendo, da ormai quasi 5 mesi, scosse pressoché continue, storicamente è una delle più esposte al rischio sismico lungo la nostra penisola. Il 18 gennaio 2017 si è attivato un nuovo segmento di faglia, più meridionale rispetto al primo sisma di magnitudo 6.2, verificatosi il 24 agosto 2016 fra Accumoli e amatrice.

Sono 4 le scosse superiori a magnitudo 5.0 che, in poche ore, hanno riportato il panico fra le popolazioni già duramente colpite dai violenti terremoti di agosto e ottobre 2016. Per questo motivo la crisi sismica iniziata il 24 agosto viene considerata come la più intensa degli ultimi anni, nonché molto composta, in quanto la perturbazione sismica si è propagata lungo un tratto della dorsale appenninica che si estende per 60-70 chilometri lungo l'asse nord-sud.

Adesso il timore, secondo gli esperti, è quello di nuove forti scosse.

Crisi sismiche del passato

La preoccupazione della Commissione Nazionale Grandi Rischi trova fondamento non solo nei calcoli elaborati dagli scienziati, che parlano di ulteriori probabili scosse di magnitudo paragonabile, se non addirittura superiore, alle precedenti, ma anche nella storia sismica dell'Appennino Centrale.

Infatti sono molti i terremoti violenti che hanno ripetutamente colpito la porzione centrale della dorsale appenninica dal medioevo ad oggi.

Il 9 settembre 1349, due forti scosse di Terremoto provocano danni gravi nell'Italia Centrale. La prima, di magnitudo 6.1 colpisce Bazzano, nell'Aquilano, mentre la seconda, di magnitudo 5.9, si verifica a Lubriano, in Provincia di Viterbo.

Non si hanno notizie dettagliate sull'entità dei danni, sull'estensione del cratere sismico e nemmeno informazioni su vittime, feriti e sfollati.

Nel 1703 si verifica la crisi sismica più violenta nella storia dell'area oggi interessata. Il 14 gennaio un sisma di magnitudo 6.7 rade al suolo Cittareale, nella provincia di Rieti.

Migliaia le vittime e danni causati da scosse fino all'XI grado della scala Mercalli, con devastazioni totali fra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Appena due giorni dopo, il 16 gennaio, un'altra scossa di magnitudo 6.2 smuove la stessa area, provocando danni fino all'VIII grado della scala Mercalli. Quando tutto sembra essere finito, il 2 febbraio, durante il Rito della Candelora, un altro violentissimo sisma di magnitudo 6.8 colpisce L'Aquila, provocando ulteriori danni fino al X grado della scala Mercalli: 6.000 sono state le vittime causate dall'imponente sciame sismico.

Più recentemente si ricordano gli eventi di Colfiorito, in provincia di Perugia, quando l'Appennino Umbro è stato scosso da due terremoti di magnitudo 5.9 e 6.1, con 11 vittime e centinaia di feriti. Gravi danni in tutta l'Umbria, compreso il crollo della volta della Basilica di San Francesco ad Assisi.