Nel momento del bisogno i volontari entrano in servizio per la popolazione, ma quando sono i soccorritori stessi che hanno bisogno d'aiuto, cosa succede? Nel pomeriggio del 20 febbraio, un’ambulanza con a bordo il servizio di soccorso del 118 dell’ospedale Di Venere si avvia verso un’abitazione del quartiere Carbonara di Bari, dove una paziente soffre di presunti attacchi epilettici.

Una volta giunto al luogo indicato, il personale sanitario si rende conto che la paziente ha degli attacchi di panico e che non presenta sintomi legati ad epilessia.

I tre operatori decidono di mettere la donna sulla barella, ma quest'ultima vuole la presenza della sorella all’interno dell’ambulanza. I soccorritori, però, rispondono che la parente non può salire, e da lì si scatena la reazione violenta da parte dell'ammalata sulle due volontarie giunte al quartiere barese insieme all’autista dell’ambulanza. La donna, completamente fuori controllo, perde l’accesso venoso che le era stato inserito poco prima, con il sangue che comincia a schizzare copiosamente sul mezzo di trasporto. Subito dopo si avventa sulla soccorritrice e l’infermiera, iniziando a picchiarle con calci e pugni in faccia, con le due vittime che riportano profonde escoriazioni e traumi.

Ma la storia non finisce qui, perché i parenti della paziente intervengono anch'essi con violenza, minacciando di morte le soccorritrici.

Da una testimonianza risulta che i familiari della donna si sarebbero avventati con forza sulle due malcapitate.

Anche all'arrivo dei Carabinieri la furia dei parenti non si placa, mentre la donna protagonista della vicenda richiede nuovamente soccorso, e poco dopo giunge una seconda ambulanza: gli operatori restano piuttosto sorpresi nel vedere dinanzi a sé cos'è accaduto.

Il personale malmenato è stato sottoposto ad una serie di accertamenti all’ospedale Di Venere per chiarire l'entità delle lesioni riportate sul viso: le due donne aggredite sono state trasferite al reparto di chirurgia estetica del Policlinico. In base alle analisi effettuate, l’infermiera presenta un trauma facciale, escoriazioni ed ematomi, mentre la volontaria ha traumi sul viso, sulle gambe e al torace.