Due maestre pugliesi sono comparse davanti al gup del tribunale d Bari per rispondere di gravi accuse. Le insegnanti sono state sospese dalla loro attività, svolta presso l'asilo di Santo Spirito, perché si sarebbero comportate in modo agghiacciante nei confronti degli alunni. Botte, strattonate, calci, schiaffi, pugni e violenze psicologiche. Queste sono solo alcune delle imputazioni di cui dovranno rispondere le due maestre pugliesi, di 54 anni e 50 anni, che hanno optato per il rito abbreviato.
Le maestre sono state allontanate dall'asilo
Un altro caso di abusi in classe, ai danni dei minori, commessi dalle insegnanti.
I carabinieri hanno accertato, avvalendosi delle telecamere di videosorveglianza poste nei locali scolastici, i gesti aberranti delle due maestre. Queste, lo scorso 12 maggio 2016, sono state arrestate. Ovviamente, sono state allontanate temporaneamente dall'asilo in attesa che la giustizia dia chiare risposte in merito. Dai filmati ripresi dalle telecamere è emerso che le due insegnanti, diverse volte, avevano immobilizzato i piccoli più vivaci. Non solo: i minori sarebbero stati sottoposti a torture fisiche e psicologiche.
Il processo riprenderà il prossimo 9 maggio
Il processo a carico delle maestre baresi è iniziato lo scorso 3 febbraio davanti al gup del tribunale di Bari Rosa Anna De Palo.
In aula anche sei delle presunte vittime degli abusi, costituitesi parte civile. Il legale di una delle parti civili ha chiesto al gup di citare in giudizio, in quanto responsabile civile, anche il Miur. Il giudice non ha ancora preso una decisione al riguardo. Si tornerà in aula il 9 maggio 2017.
Piccoli minacciati e sottoposti a violenze inaudite
L'accusa, l'altro giorno, ha ricordato che le due imputate avrebbero sottoposto i piccoli a inaudite violenze fisiche e psicologiche, tali da compromettere un sereno sviluppo psico-fisico. I piccoli sarebbero stati costretti, ogni giorno, a vivere in un contesto dominato dalla sopraffazione e da violenze di ogni tipo; non solo fisiche. I video ripresi dalle telecamere di videosorveglianza hanno permesso agli inquirenti di accertare trentasette casi di presunte sevizie.