Il sipario sull'omicidio Kercher sembra non avere un imminente destino di chiusura. Il legale della famiglia di Meredith, Francesco Maresca, è intervenuto con alcune dichiarazioni sui recenti sviluppi che riguardano uno dei due assolti, Raffaele Sollecito. Il no della Corte d'appello di Firenze alla richiesta di risarcimento avanzata dal giovane ha prodotto un vortice di considerazioni che da alcune ore rimbalzano incessantemene tra stampa e opinione pubblica. La prima reazione "forte" è stata proprio quella del diretto interessato dal provvedimento, che ha impresso sulla sua pagina Facebook un amaro sfogo contro la decisione che, sino a eventuale ricorso in Cassazione, gli impedirà di ottenere la riparazione pecuniaria per ingiusta detenzione.

Sollecito non avrà alcun indennizzo per i 4 anni di carcere poichè fu lui, con dolo o meno, a instillare il dubbio di un suo coinvolgimento nell'omicidio di Meredith Kercher, attraverso una condotta contraddittoria chiaramente richiamata nell'ordinanza della Corte. Questo è il sunto della motivazione al rigetto.

Le parole del legale dei Kercher

Secondo l'avvocato Maresca, il provvedimento di rigetto dell'istanza di risarcimento si innesta nello scenario di dubbi che sarebbe rimasto dopo le assoluzioni di amanda knox e Raffaele Sollecito: "La Corte d'appello di Firenze conferma l'incertezza legata all'assoluzione di Raffaele Sollecito e Amanda Knox, che rimarrà nella storia della giustizia italiana per tutti i dubbi irrisolti che lascia".

Un commento abbastanza incisivo che cristallizza l'opacità intorno alle sentenze definitive emesse. Maresca prosegue ribadendo un concetto preciso: "Indicare le dichiarazioni e il comportamento dei due giovani come giustificazione della custodia cautelare e ricordare il fatto che la Cassazione li ha posti comunque nella casa del delitto fa veramente pensare che questa assoluzione doveva essere dichiarata a tutti i costi".

I legali di Sollecito, Giulia Bongiorno e Luca Maori, hanno già annunciato che il provvedimento sarà impugnato in Cassazione.