Francesco Schettino, comandante della Costa Concordia naufragata davanti agli scogli dell'Isola del Giglio, torna a far notizia. Questa volta non si tratta della presentazione di un libro o di una lezione universitaria, semplicemente prende le redini della propria difesa attraverso nuove fotografie e un nuovo video. ”Non ho abbandonato la nave” ribadisce con forza. E mentre attende la pronuncia della Corte di Cassazione ripercorre con occhi diversi i drammatici momenti della sciagura. Un ultimo appello affidato al web, nel quale racconta la sua verità e quanto sia accaduto in quella fredda serata del gennaio 2012.

“L'onore del marinaio”

Con questo titolo, il marittimo metese carica su Youtube la propria versione dei fatti. Una tragedia che costò la vita a 32 persone e per la quale finì condannato anche in appello a 16 anni di carcere. Il racconto disperato inizia proprio con le scene che evidenziano un indaffarato comandante sul lato destro della nave, proprio sul quale si è coricata. Schettino giura di essere accorso in quel punto per salvare le persone intrappolate all'interno dell'ultima scialuppa. E con un gesto di altruismo è riuscito a disincagliarla e a mettere in salvo gli occupanti prima che fossero schiacciati dalla Concordia. Inoltre, assicura di aver accompagnato sugli scogli un nutrito gruppo di naufraghi, e che solo allora si potrebbe dire che abbia abbandonato la nave, proprio mentre avveniva il rovesciamento.

“Dalla scogliera coordinai i soccorsi”

Una volta a terra, il comandante Francesco Schettino si sarebbe messo in contatto con la Capitaneria di porto, con le motovedette della Guardia di Finanza che si trovavano sul lato opposto della Concordia e con l'Unità di crisi della Costa Crociere. Secondo il proseguo del lungo racconto, Leopoldo Manna, del comando generale della Capitaneria di porto di Roma, aveva ordinato a Schettino di rimanere sulla scogliera e di conservare la batteria del telefono cellulare.

L'ex comandante assicura inoltre, che l'accesa conversazione intrattenuta con il capitano di fregata Gregorio De Falco fosse avvenuta dopo aver ricevuto i precisi ordini, e che la famigerata biscaggina giacesse ormai inutilizzabile e sotto l'acqua. Francesco Schettino sostiene che De Falco non fosse stato informato né delle condizioni della nave né degli ordini che i suoi superiori gli avevano impartito prima quella telefonata.