Sabato 25 marzo 2017 Sassari è stata "devastata" da circa 200 ultras cagliaritani. Gli ultrà cagliaritani hanno dato avvio a una vera e propria "guerriglia urbana" nei pressi della stazione ferroviaria, ricorrendo all'uso di grossi petardi e di bombe carta nonché rovesciando cassonetti e minacciando le persone presenti. In seguito gli ultras cagliaritani si sono scontrati con le forze dell'ordine e con alcuni ultras sassaresi.

Le scuse del sindaco di Cagliari Massimo Zedda: 'Sono dispiaciuto, quelli non sono tifosi del Cagliari'

L'episodio di "guerriglia urbana" è stato accolto molto criticamente da parte della politica sarda ed è stato seguito da condanne bipartisan.

Sulla questione sono intervenuti anche il sindaco sassarese Nicola Sanna, che ha definito "non tollerabile" ciò che è accaduto, e il sindaco di Cagliari Massimo Zedda.

Lo stesso Zedda ha sostenuto di essere dispiaciuto per ciò che è successo ed ha affermato che i responsabili dell'accaduto sono dei delinquenti e non hanno nulla a che vedere con i tifosi del Cagliari.

La Sardegna e quel 'clima di divisione' che la danneggia

Indubbiamente, ciò che è successo sabato a Sassari è un fatto grave e nuovo per la città del Nord Sardegna.

Sino ad ora le ostilità reciproche tra fazioni delle tifoserie cagliaritane e sassaresi non erano mai arrivate a tanto e si erano limitati a reciprochi sfottò e slogan negli stadi.

Difficilmente qualcuno si sarebbe aspettato che circa duecento ultras cagliaritani decidessero di salire sino a Sassari nel tentativo di metterla a ferro e fuoco, senza alcun apparente motivo.

Tale episodio è inoltre assolutamente emblematico del clima di divisione in cui versa ancora la Sardegna,clima di divisione basato su ostilità e piccole "faide" tra le diverse città e i paesi dell'isola.

Clima di divisione e ostilità che distrugge le potenzialità di quest'isola, un'isola relativamente poco popolosa e sicuramente piena di risorse che andrebbero valorizzate meglio dallo stesso popolo sardo, la cui stessa divisione è stata utilizzata per secoli e secoli da chi voleva soggiogarlo.