21 marzo 2017. Si tratta di 280mila euro, la somma sottratta ad ignari cittadini che sono caduti nella trappola informatica tesa da un uomo di 31 anni originario del Lazio, dalla sua complice, una donna 40enne campana e da una fitta rete di affiliati.

I truffatori si affidavano al Pishing”, ovvero un tipo di truffa che si avvale del mezzo informatico per cercare di estorcere, a persone ignare, informazioni personali e dati sensibili, quali codici di accesso o numeri della carta di credito, al fine poi di utilizzarli per appropriarsi indebitamente del denaro delle vittime.

Il meccanismo della truffa

Era sufficiente che i destinatari delle e-mail trappola rispondessero alle stesse, perché i truffatori riuscissero ad accedere ai loro conti correnti e ad esportare somme di denaro che venivano reinvestite in voucher, ovvero i buoni emessi dall’Inps (ad insaputa dell’ente), intestati a prestanome o aziende estranee alla truffa. In realtà, nessuna delle persone complici del raggiro lavorava per le suddette aziende. I prestanome poi incassavano il denaro nelle ricevitorie o attraverso la “Inps card”, tenendo per sé, come ricompensa, un terzo del valore di ciascun buono da 10 euro. Il restante denaro veniva incassato dagli ideatori del meccanismo criminoso.

L’avvio delle indagini e la scoperta dei presunti responsabili

È stata la denuncia di un cittadino carpigiano che si è visto sottrarre un ingente somma di denaro dal proprio conto corrente, ad aver fornito l’input ai Carabinieri di Carpi perché avviassero le indagini.

Queste, coordinate dalla Procura Distrettuale di Bologna, competente per i reati di natura informatica, hanno portato a sgominare l’organizzazione criminale.

Sono 55 le persone, a vario titolo, appartenenti all’organizzazione e denunciate dagli inquirenti. L'accusa è associazione a delinquere finalizzata alla frode informatica ed al riciclaggio.

È stata richiesta anche la collaborazione dell’INPS di Roma, la quale ha fornito agli investigatori tutti i dati relativi ai voucher emessi in tutta Italia.

Le forze dell’ordine invitano a prestare attenzione ai messaggi che si ricevono da utenti sconosciuti, soprattutto sulle piattaforme social quali Facebook, Twitter e Google+, in quanto prediletti da aspiranti truffatori, per porre in essere i propri raggiri.