Umanità in fuga costretta ad abbandonare la propria terra e a scappare a causa di cambiamenti climatici estremi, senza precedenti nella storia del pianeta. Li chiamano 'rifugiati ambientali' o 'ecoprofughi': a milioni sono protagonisti involontari di un esodo biblico.
Il rapporto presentato dall''Internal Displacement Monitoring Agency, stima che dal 2008 al 2014, 157 milioni di persone siano state obbligate a spostarsi per eventi meteorologici ed entro il 2050, con una media di sei milioni di persone all'anno, il 60% in più rispetto al 1975, saranno diventate 250 milioni.
La ricorrenza della Giornata mondiale della Terra, edizione 2017, ha posto alla ribalta la necessità di un cambio di rotta sull'ambiente e sui profughi, ben oltre i demagogici richiami di certa politica.
Emergenze umanitarie: i casi di Sudan, Niger, Siria e Corno d'Africa
Se il cambiamento climatico lo conosciamo tutti, ben altro impatto ha sui paesi poveri del mondo e sulle popolazioni in condizione di vulnerabilità estrema. Lo denuncia Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia che oggi ha organizzato a Roma a villa Borghese il Villaggio della Terra e il Forum 'La terra non esilia', per informare sullo stato di salute della terra e sui cambiamenti climatici che non hanno niente di naturale.
Esempio eclatante è quello che accade nel sud del Sudan dove centinaia di migliaia di persone sono state colpite da carestia e oltre un milione messe in fuga tra la fine del 2016 e l'inizio di quest'anno. Allevatori, coltivatori, contadini non possono occuparsi della terra e del bestiame, non per cause naturali ma perché luoghi interdetti dal conflitto tra truppe governative e ribelli.
Nel Delta del Niger, poi, a causa di sversamenti petroliferi di pozzi gestiti da compagnie occidentali, la popolazione è stata messa in fuga o è morta perché il suolo le è stato sottratto da multinazionali in nome del profitto. Altro caso d'attualità, quello della Siria dove la guerra civile è riconducibile all'oro blu, alla scarsità e pessima gestione delle risorse idriche, alla più grave siccità della storia moderna a cui è seguita una carestia, lo spostamento in zone urbane di 1 milione e mezzo di persone nel 2011 fino alla cosiddetta 'globalizzazione dei rischi' con aumento di tensione sociale e l'espansione di Al Qaeda che controlla pozzi d'acqua.
Per non parlare dei paesi del Corno d'Africa, dove la carestia innescata dalle guerre e da una persistente siccità ha stremato 17 milioni di persone tra Gibuti, Eritrea, Etiopia, Somalia, Sudan e i limitrofi Uganda e Kenya, dove i campi profughi sono enormi agglomerati di tende e baracche nei quali proliferano malattie e violenza. Paesi dove da mesi non cade una goccia d'acqua mentre combattimenti e violenze continuano.
Giornata mondiale della Terra, il fenomeno degli ecoprofughi
Le manifestazioni in occasione della giornata mondiale della Terra che si è celebrata il 22 aprile, ma che si concludono oggi, intendono sensibilizzare sul fenomeno degli ecoprofughi e sul fatto che c'è una correlazione fortissima tra sfruttamento estremo del pianeta, cambiamenti climatici, eventi meteorologici estremi, guerre e migrazioni forzate.
Va presa coscienza dei rischi che corriamo tutti e vanno avviate concrete azioni personali e quotidiane per limitare l'impatto di ciascuno sull'ambiente.
Per il movimento dei Focolari che hanno dato vita all'iniziativa a Roma con Earth Day Italia il riferimento è all''ecologia integrale' di cui parla papa Francesco, ovvero prendersi cura del creato e dell'ambiente a cominciare dai suoi abitanti in fuga da situazioni create da altri uomini.