Mentre nei paesi dell'Europa occidentale fino ad oggi il numero delle vittime del terrificante "gioco" della balena azzurra fortunatamente si conta sulle dita delle mani, in Russia i casi registrati sono più di 150 e sono in costante aumento, basti pensare che a marzo i suicidi provocati dalla folle pratica si attestavano a 130. Nel nostro paese c'è il dubbio che un ragazzino che nel febbraio scorso si gettò nel vuoto dal palazzo più alto di Livorno lo abbia fatto in relazione al blue whale, anche se all'indomani del suicidio nessuno aveva collegato il caso alla folle pratica.

Un amico del giovane toscano ha esternato questo suo sospetto nel corso di un'intervista realizzata da Matteo Viviani de "Le Iene", che hanno realizzato un ampio servizio sul blue whale e dato voce ad alcuni genitori russi che a causa della balena azzurra hanno perduto i propri figli.

Il caso di due ragazzine

Come è possibile che questi ragazzi seguano le indicazioni di chi tiene le redini del gioco fino ad arrivare a suicidarsi gettandosi nel vuoto da un palazzo? Alcuni esperti e giornalisti che si sono espressi sul blue whale hanno avanzato l'ipotesi che i giovani che finiscono nella spirale che li condurrà alla morte siano personalità fragili, magari alle prese con problemi familiari o esistenziali.

Ma analizzando alcuni casi sembra che non sia così, o almeno non sempre.

Le Iene hanno intervistato le madri di due sedicenni russe che si sono tolte la vita tuffandosi nel vuoto da un palazzo per "superare" la cinquantesima ed ultima prova del "gioco", che appunto prevede il suicidio. Le donne tracciano il profilo di adolescenti come tante, che conducevano una vita felice e normalissima.

Le Iene hanno mostrato una carrellata di foto dove sono ritratte sorridenti, ma nonostante questo le tecniche psicologiche che i "curatori" praticano sulle potenziali vittime sono riuscite a fare presa su di loro.

Il racconto di una madre

La madre di una giovane racconta che sua figlia era amata, e la descrive come una adolescente intelligente e allegra.

"Quel giorno è uscita per andare a scuola, ma un'ora dopo sono stata chiamata al telefono e una voce fredda mi ha informato che era morta. E' stato terribile, non riuscivo a crederci" racconta con le lacrime agli occhi e la voce rotta dall'emozione. Al telefono le hanno spiegato che si era lanciata dal 14° piano di un palazzo non distante dalla scuola. La donna si è recata sul posto, ha visto la sua bambina adagiata a terra e si è sdraiata vicino a lei. "Ero disperata, piangevo e non sapevo se desideravo continuare a vivere oppure morire anch'io" racconta.

La donna sottolinea come la ragazza quel giorno maledetto si fosse comportata come sempre, senza dare segni di depressione o altro. "Prima di uscire di casa ha dato un bacio alla sorella, era tranquilla".

La donna in seguito ha scoperto che gli amici della figlia erano al corrente del fatto che stesse partecipando alle prove del "blue whale" e questo era qualcosa per cui suscitava ammirazione. "Secondo quei bambini mia figlia era una tosta, era diventata una leader" rivela la madre.

Un'altra testimonianza

Un'altra madre, invece, racconta di essere stata convocata in commissariato dalla polizia. "Io e mio marito eravamo sotto choc, non capivamo cosa fosse accaduto, solo poche ore prima nostra figlia era viva e vegeta, scherzava", poi è uscita di casa e si è lasciata cadere nel vuoto da un palazzo di nove piani. Alcuni passanti l'hanno vista seduta sul cornicione del tetto e credevano che stesse parlando al telefono.

Si è buttata tappandosi gli occhi con le mani, e in quella posizione è rimasta dopo aver sbattuto violentemente a terra. In seguito ha scoperto che la ragazzina aveva già provato due volte a togliersi la vita prima di quel giorno, e anche in questo caso i suoi compagni di scuola ne erano al corrente e hanno taciuto.

La figlia, nel periodo in cui affrontava le prove che l'hanno condotta al suicidio, non si era comportata in maniera anomala e diversa dal solito e nulla lasciava presagire quello che avrebbe fatto da li a poco. La donna aveva notato che aveva iniziato a fare disegni che ritraggono balene, ma non conoscendo il gioco non gli aveva dato alcun peso.

Soggiogate tra manipolazione e ricatto

Le due donne non riescono a darsi pace per la perdita delle figlie, ed entrambe sono alle prese con i sensi di colpa per non aver capito in tempo che le loro figlie erano cadute in questa trappola. Le due donne non concepiscono come le loro bambine siano arrivate a tanto, e sono sicure che sono state abilmente manipolate. Nel secondo caso è emersa anche una realtà di ricatti e la minaccia che se non avesse superato le prove avrebbero ucciso sua madre.