Le scintille non si fermano tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord. Giochi di parole e di 'prestigio' dunque, tra l'amministrazione americana e i gerarchi di Pyongyang. Nelle ultime ore abbiamo assistito a prepotenti prese di posizione e altrettante distensioni per nascondere i veri movimenti che si celano dietro le quinte. Da un lato Kim Jong-un minaccia di affondare tutte le navi 'dell'Armada' di Trump, mentre tenta l'ennesimo e aggressivo lancio di un missile che, secondo i servizi d'intelligence, doveva colpire il vicino Giappone. Dall'altro, la amichevole dialettica del Tycoon viene accompagnata dal dispiegamento di sofisticati arsenali bellici in terra sudcoreana, da preoccupanti esercitazioni congiunte, e dall'invio, in gran segreto, nientemeno che del capo della Cia, Mike Pompeo.
Le manovre congiunte
I droni di ricognizione pilotati a distanza sarebbero decollati dalla base USA di Guam, isola del Pacifico occidentale, e diretti a Yokota dove le forze giapponesi si preparano all'eventuale guerra.
Per l'agenzia Kcna, le esercitazioni condotte dai 'nuovi alleati' che si susseguono sui mari e sui cieli della Corea del Nord rappresenterebbero una sconsiderata provocazione militare che porterebbero la regione ad una situazione fuori controllo e vicinissima alla guerra nucleare.
Nel frattempo, il continuo giro di colloqui telefonici alimenterebbe un fitta rete di intese internazionali volte a isolare sempre di più l'apparente forte regime di Kim Jong-un.
Pyongyang al contrattacco
Ora, le accuse dell'agenzia filo-governativa Kcna (Korean Central News Agency) sarebbero rivolte direttamente al titolare del governo americano, in seguito al sorvolo dei cieli nordcoreani con droni telecomandati Global Hawk e con bombardieri B1-B. Inoltre, prosegue il comunicato della propaganda, navi da guerra sudcoreane avrebbero invaso le acque territoriali della Corea del Nord, infrazione che creerebbe un imminente pericolo per la sicurezza nazionale e tutti gli attenuanti per l'inizio di un conflitto bellico.
Intanto, sia l'alto comando di Seul che quello statunitense assicurano che ogni manovra sarebbe in linea con il piano di difesa preventiva atta a contrastare un eventuale nuovo test nucleare pronosticato come imminente dallo stesso regime di Pyongyang.
Saremmo di fronte all'ennesimo scambio di battute o ai preparativi veri e propri di una inesorabile carneficina?