La Corea del Nord ci riprova. Secondo l'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap intorno alle 5.33 ora di Pyongyang è stato lanciato un altro missile balistico. Un razzo di corto raggio che potrebbe raggiungere Seul, la capitale della vicina Corea del Sud. Ennesima provocazione a meno di ventiquattro ore dall'intervista che Donald Trump aveva rilasciato in esclusiva alla Reuters, e alla quale affermava che l'ora X poteva scattare in qualsiasi momento. Ma assicurando inoltre di confidare nel successo della via diplomatica intrapresa dalla Cina.

Nel frattempo, lo stato maggiore interforze sudcoreano conferma che il missile in questione è stato lanciato da una base posizionata a sud della capitale nordcoreana.

Sanzioni internazionali disattese

La riluttanza del dittatore Kim Jong-un sta mettendo a repentaglio la pace mondiale. Con queste parole il segretario di stato americano Rex Tillerson aveva annunciato all'assemblea dell'Onu la disponibilità dell'amministrazione Trump ad un dialogo diretto con Pyongyang. E alla base dei negoziati ci doveva essere la totale denuclearizzazione dell'intera penisola coreana, non soltanto il semplice congelamento del programma atomico.

Ora però, la conferma di un nuovo lancio anche da fonti americane potrebbe cambiare radicalmente le carte in tavola. Al riguardo, sempre Tillerson aveva esortato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad accelerare i tempi per mettere in pratica eventuali sanzioni, e senza attendere nuove mosse nordcoreane.

La Russia richiama al dialogo

L'ultima provocazione del regime di Pyongyang sfiderebbe seriamente tutti gli avvertimenti messi in atto dall'Occidente, dagli Stati Uniti e della stessa Cina. E mentre il lancio è stato considerato insufficiente e fallito dai comandi sudcoreani, gli stessi alti ufficiali affermano che lo scudo istallato a protezione del proprio suolo sarebbe pronto a respingere qualsiasi minaccia.

Intanto, l'approdo al porto di Busan del sottomarino americano Michigan dovrebbe aver anticipato l'imminente arrivo della portaerei Carl Vinson per completare la massiccia presenza di forze militari.

-'Una situazione inaccettabile'-, avrebbe riferito il vice titolare della diplomazia russa all'Onu, condannando sia l'imponente e inopportuna esercitazione con fuoco vivo ordinata da Kim Jong-un che il dispiegamento di arsenali bellici in Corea del Sud. Dialogo a oltranza proposto anche dalla Russia e puntualmente disatteso dal governo nordcoreano.