Non poteva andare diversamente, vista la crescente pressione delle ultime ore. La minaccia di Pyongyang al Giappone per l'adesione da parte della potenza nipponica agli inasprimenti delle sanzioni dell'Onu, non si è fatta attendere molto. Presa di posizione come al solito piuttosto brusca del regime di Pyongyang, che dopo aver rigettato palesemente i provvedimenti in questione, apre però uno spiraglio alla nazione sorella, la Corea del Sud.

Pyongyang apre incredibilmente il dialogo con Seul?

Lo spiraglio di apertura è comparso proprio in questi giorni sul Rodong Sinmun, l'organo del regime di Kim Jong-un.

Alla base di tali esternazioni da parte di Pyongyang, vi è peraltro la "dichiarazione congiunta" del 15 giugno 2000, nonché del 4 ottobre 2007, nelle quali si specifica il cammino da percorrere per una futura riunificazione tra Nord e Sud. Dichiarazioni che dovrebbero definire in parte i rapporti reciproci tra le due nazioni al fine di garantire lo sviluppo per entrambi e, i quali, dovrebbero essere rispettati in previsione della tanto auspicata "futura riunificazione".

Affermazioni però che stridono con il momento delicato e di confusione che vivono attualmente le due nazioni, e che arriva sull'editoriale del regime dopo che la Corea del Nord avrebbe addirittura negato l'entrata a Pyongang di un gruppo di civili e religiosi sudcoreani.

Scenario, dunque, che paradossalmente sembra definire un clima opposto a quello tanto auspicato, e che apre il dibattito in merito alla tanto sbandierata "strada per la riunificazione", probabilmente ancora piuttosto lunga.

Accordi 'bilaterali' da rispettare

Nell'editoriale si citano peraltro le due dichiarazioni firmate durante i vertici dalle due potenze, appunto il 15 giugno 2000 e il 4 ottobre 2007: all'interno ci sarebbero tutti gli accordi "bilaterali" che, se applicati, avrebbero lo scopo preciso di ridurre le tensioni, soprattutto a livello militare.

Sempre al centro delle dichiarazioni, anche un cammino per promuovere gli scambi, ormai in fase di stallo dal 2010. Per il regime -riporta l'agenzia sudcoreana Yonhap- è tuttavia "sciocco immaginare che i rapporti migliorino automaticamente", e precisa peraltro che gli accordi devono essere necessariamente rispettati da ambo le parti.

Pyongyang contro Washington e Seul

Tutto questo mentre la Corea del Sud offre la spalla a Donald Trump. Una situazione che nelle ultime ore è peggiorata ulteriormente con l'arrivo, nelle acque sudcoreane, dello Cheyenne, il potente sommergibile nucleare americano. Ulteriore rafforzamento militare che segue le dichiarazioni recenti del segretario della Difesa USA, Jim Mattis, sul pericolo sempre più imminente di uno scontro bellico con Pyongyang. Con il suo intervento a La Dialogue di Singapore, il numero uno del Pentagono ha ribadito la netta priorità di fermare ora più che mai la folle corsa agli armamenti nucleari di Pyongyang, nonché il ruolo decisivo di Seul e Giappone nel tanto sperato "cammino verso la pace".