Non si aspettavano certo di dover affrontare un incendio di così vasta portata. Il capo della London Fire Brigade, Dany Cotton, ha dichiarato che in 29 anni di servizio non le era mai capitato di dover gestire una simile tragedia. Sicuramente non avevano pensato di trovarsi in mezzo a un tale inferno i nostri due giovani connazionali Gloria Trevisan e Marco Gottardi, andati a Londra per cercare gratificazioni lavorative che non potevano trovare qua in Italia. Una laurea in tasca e tante speranze che sono bruciate in quel 23esimo piano del palazzo, dove le loro vite sono state spezzate.

Ci vorranno settimane per avere una stima ufficiale del numero delle vittime dell’incendio che ha devastato non solo un grattacielo, ma un’idea intera del senso di sicurezza e fiducia dei cittadini britannici.

Una tragedia annunciata ed evitabile

Il senso di rabbia e di frustrazione dei sopravvissuti, misto all’orrore di quanto hanno vissuto, è comprensibile. Avevano denunciato più volte, ai proprietari dell’immobile e a chi di dovere, le loro preoccupazioni sulla sicurezza dello stabile in cui abitavano. Avevano persino formato un comitato per rendere chiari e manifesti i loro dubbi, perché non erano affatto convinti che i materiali usati durante la ristrutturazione del palazzo, così come le misure antincendio, fossero idonei e conformi alle norme e agli standard “legali”.

Ma sono rimasti inascoltati. Non solo, persino beffati da una risposta rassicurante che ora suona come una presa in giro: “É tutto a posto. Lo stabile è sicuro”.

Talmente sicuro che ora si fa il calcolo delle vittime di una tragedia che, per l’opinione pubblica e i media forse si poteva evitare e che potrebbe arrivare a far piangere all'Inghilterra oltre 100 persone.

Se poi risultasse vera l’ipotesi secondo la quale i materiali plastici, utilizzati per abbellire la facciata, erano stati posti per non offendere lo sguardo dei residenti di Notthing Hill e degli altri quartieri della Londra 'bene', si aggiungerebbe anche l’insulto.

Tra le vittime anche un ragazzo siriano

La prima vittima che è stata identificata, tra i 17 morti ufficiali, si chiamava Mohammed Alhajali ed era fuggito dalle bombe che continuano a martoriare la Siria.

Una ben triste sorte gli ha riservato il destino, un oltraggioso paradosso che ha portato il giovane profugo, appena 23enne, a morire soffocato in un edificio “sicuro” di Londra. ''Verrà aperta un'inchiesta -ha affermato la premier britannica Theresa May-, per accertare le responsabilità di questa catastrofe''.

La polizia nel mentre ha già aperto l'indagine penale, le cui ipotesi di reato possono anche includere il dolo. Diversi quotidiani hanno già ipotizzato che il palazzo, che rientra nella categoria dell'edilizia popolare, venisse gestito invece come un business privato. La maggior parte dei residenti della Grenfell Tower viveva di stipendi base, pensioni e qualcuno anche di sussidi statali: classi lavoratrici, molti immigrati e forse tante giovani coppie in cerca di lavoro e di fortuna.