Sta suscitando numerose polemiche in rete la sentenza della Corte di Cassazione che, in merito alla salute del capo di cosa nostra Totò Riina, si è espressa dicendo che tutti i detenuti, a prescindere dal loro spessore criminale o dalla loro pericolosità, "hanno diritto a una morte dignitosa". Non sarebbe da escludere, pertanto, una commutazione della pena dal carcere agli arresti domiciliari per il boss corleonese.
La decisione spetta al Tribunale di Bologna
Sulla base di queste affermazioni, tuttavia, dovrà essere il Tribunale di sorveglianza di Bologna a decidere sull'eventuale trasferimento, vale a dire lo stesso Tribunale che fino ad oggi ha sempre respinto ogni richiesta del genere da parte del difensore del capo mafioso.
La salute fisica di Totò Riina, oggi 86enne e affetto da numerose patologie, è stata sempre monitorata negli ultimi anni e il Tribunale non ha mai considerato le sue condizioni tanto gravi da poter accogliere il ricorso della difesa. Laddove necessario si è inoltre provveduto al ricovero in ospedale a Parma.
La reazione della rete e dei familiari delle vittime
Durissime le reazioni del popolo del web, che in merito all'eventuale trasferimento dal carcere ai domiciliari, si è opposto con parole di ferma condanna, ricordando le vittime innocenti degli ordini del boss e le azioni di quegli esponenti delle forze dell'ordine e di quei magistrati che hanno sacrificato la propria vita in nome della legalità.
La condanna più dura arriva da Tina Montinaro, vedova di uno degli agenti della scorta di Giovanni Falcone, che ha rimarcato su quanto lo Stato debba assumersi la propria responsabilità in merito alla faccenda al fine di salvaguardare e tutelare i cittadini, evitando di assicurare "una morte dignitosa" a quei detenuti che, come Totò Riina, non hanno avuto altrettanto riguardo per le proprie vittime.
Per Gratteri è ancora in grado di delinquere
Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha invece posto l'accento su quanto le condizioni fisiche del boss non siano così gravi da influire effettivamente sulla sua incarcerazione. Gratteri, che vede del tutto inopportuno un trasferimento ai domiciliari, ha sottolineato come Riina non sarebbe né pentito né lontano dalla precedente attività criminale, aggiungendo piuttosto che il boss sarebbe perfino in grado di comunicare con l'esterno.
Il magistrato ha ribadito inoltre che in carcere verrebbe curato meglio che ai domiciliari anche in caso di aggravamento delle sue condizioni fisiche, come già avvenuto due anni fa quando il boss di Cosa Nostra è stato colpito da un infarto.