Il terribile bilancio del crollo della palazzina di Torre Annunziata è di otto vittime. Questa notte, infatti, dopo che sette corpi erano già stati estratti, i vigili del fuoco hanno trovato anche l'ultimo disperso: si tratta di un bambino, il piccolo Salvatore, di soli 8 anni. Poco prima, era stato individuato anche il corpo senza vita della sorella, Francesca. Nonostante il comandante, Emanuele Franculli, non abbia mai perso le speranze, nessuna persona è sopravvissuta: "Anche negli ultimi momenti quando mancava solo Salvatore [...] eravamo speranzosi e ottimisti di poterlo trovare vivo e questo ci ha portato a lavorare alacremente con tutte le nostre forze, malgrado fossimo stremati da 24 ore di lavoro".

Le indagini proseguono

La città, in provincia di Napoli, è sconvolta dalla tragedia e si prepara a dare l'ultimo saluto alle vittime; tuttavia, il primo cittadino, Vincenzo Ascione, invita alla calma, dato che prima sarà necessario attendere gli esiti delle autopsie e i risvolti delle indagini giudiziarie. Il sindaco ha comunque deciso di proclamare il lutto cittadino per il giorno dei funerali. Intanto, fino a quando gli inquirenti, che per ora non escludono nessuna pista, non avranno accertato la causa del cedimento strutturale, via di Rampa Nunziante rimarrà chiusa, così come non potranno rientrare nelle loro case i cittadini della palazzina adiacente a quella crollata.

La denuncia del prete

La denuncia di quanto accaduto e il ricordo delle vittime sono affidate alle parole del parroco di Torre Annunziata, don Ciro Cozzolino. Il prete del paese parla, infatti, di "patrimonio immobiliare completamente fatiscente" e della necessità di "fare prevenzione". Don Ciro parla, inoltre, di una possibile collaborazione tra Chiesa e Comune: "Non escludo la possibilità di costituire una commissione parrocchiale o cittadina che sia di sostegno alla attività dell'ufficio tecnico comunale perché, forse, questa tragedia si poteva evitare".

Il prete, oltre alle parole di denuncia, concede ai giornalisti anche un ricordo delle famiglie coinvolte nel crollo. Prima la famiglia Guida: "Pasquale non aveva lavoro fisso, so che lavorava come pescivendolo. Ricordo lui, la moglie Anna e i due figli nel giorno della prima comunione della bambina, un paio di anni fa; poi i Cuccurullo: "Giacomo, il capofamiglia, tutti i giorni prima di recarsi al lavoro al Comune passava in chiesa a pregare e la sera vi ritornava, col pane in mano, a salutare il crocifisso qui in fondo. Edy, la moglie, era una donna colta, stimata, e poi il figlio Marco che proprio ieri era tornato a casa tardi dopo essere uscito con amici".