Una funzionaria della Soprintendenza dei Beni Culturali è deceduta nel 2004. Per diversi anni ha dovuto condividere il proprio ufficio con dei colleghi fumatori trovandosi, di conseguenza, in un ambiente saturo di fumo. Quando tornava a casa, i suoi vestiti erano talmente impregnati da sembrare una grande consumatrice di sigarette ma, in realtà, si trattava di fumo passivo.

A seguito del decesso, il marito e i sei figli hanno fatto causa alla Regione Sicilia, rea di non aver fatto rispettare all'interno dei suoi uffici le normative nazionali e regionali relative al divieto di fumo.

Dopo diversi anni di traversie hanno vinto la causa: il giudice monocratico Riccardo Trombetta ha assegnato ai familiari di Lucia Lo Conti - questo il nome della donna deceduta nel 2004 - un maxi risarcimento di 1 milione e mezzo di euro. La Regione non ha proposto appello, di conseguenza la sentenza è diventata definitiva.

I fatti che hanno portato alla sentenza

Durante il dibattimento davanti al giudice, il legale dei familiari di Lucia Lo Conti (deceduta all'età di 50 anni), l'avvocato Giuseppe Miccichè, ha dimostrato che la signora non aveva mai fumato in tutta la sua vita. Anche in famiglia nessuno aveva il vizio del fumo. Nel corso della sua esperienza lavorativa alla Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo, dal 1979 fino al 2000, la Lo Conti si era trovata più volte ad entrare in contrasto con colleghi e superiori per far rispettare la legge anti fumo, ma senza ottenere grandi risultati.

Aveva anche stilato una relazione sulle condizioni di lavoro negli uffici della Soprintendenza, ritrovata dai familiari in un cassetto dei suo comodino; una documentazione che ha giocato un ruolo chiave nella sentenza finale di condanna.

Le motivazioni della sentenza di condanna

Il giudice ha riconosciuto un nesso di causalità diretta tra il decesso della Lo Conti a causa di un carcinoma polmonare e l'esposizione al fumo passivo nei locali della Soprintendenza.

Il risarcimento del danno ai familiari della donna copre solamente 5 dei 21 anni passati in quei locali. D'altra parte, il giudice Trombetta, nella sua dichiarazione finale, ha espressamente ribadito che il nostro Codice Civile impone a tutti i datori di lavoro, sia pubblici che privati, di porre in essere tutte le azioni e le misure necessarie a tutelare l'integrità psico-fisica dei lavoratori.

Oltretutto, a quei tempi in quei locali - come ha fatto notare il legale della famiglia - non era stato installato alcun impianto di aerazione e, di conseguenza, l'aria era satura di fumo. La perizia del CTU nominato dal Tribunale ha accertato che il fumo passivo ha inciso almeno per il 20% sulla malattia che ha portato al decesso della donna.

Nel 2001 è stato diagnosticato a Lucia Lo Conti un tumore ai polmoni che, inizialmente, le ha provocato forti dolori al petto e, successivamente, l'ha costretta su una sedia a rotelle. Il suo calvario è durato, complessivamente, tre anni. Il 13 novembre 2004 si è spenta serenamente nel letto di casa sua, tra l'affetto di familiari e amici. Ora anche per lei è arrivata un po' di giustizia.