Il governo cinese ha reso obbligatorio nello Xinjiang, regione con la più alta presenza musulmana, l'installazione di "Jing Wang", applicazione di sorveglianza imposta ad ogni cittadino musulmano della regione attraverso WeChat, dispositivo messaggistico molto diffuso nel paese. L'app scansiona la memoria dei dispositivi mobili alla ricerca di file quali video, immagini, documenti elettronici considerati illegali e filoterroristi, salva chat di Weibo e Wechat, registra dati della SIM e i login ai Wifi; i dati scansionati vengono inviati al server del governo e i media illegali eliminati immediatamente.

Il controllo (eccessivo?) della Cina sui musulmani

"Chiunque venga sorpreso senza applicazione perchè non installata o cancellata- ammonice il governo- sarà soggetto a reclusione in carcere per un periodo che può raggiungere i dieci giorni. Per l'intallazione della app, che si configura come un vero e prorpio spyware di stato, ogni cittadino musulmano ha l'obbligo di scaricare un codice QR al fine di garantire tale azione d'indagine, portata avanti per proteggere la sicurezza pubblica ma che sembra trasformarsi in un grande controllo di massa. L'eccessivo utilizzo del potere del governo sfocia dunque in un'intrusione a 360 gradi nella vita privata del cittadino.

Le 'vittime' del controllo, è la prima volta?

Tra i più controllati sono gli 8 milioni di Uighurs, gruppo etnico turco che, a differenza degli Hui, si rifiutò di abbandonare i suoi costumi, come avrebbe preteso il governo cinese. Tale trattamento nei confronti dei musulmani non deve stupire: "In periodo di Ramadan- sottolinea Daniel Mark, presidente USCIRF- il governo ha portato avanti azioni senza precedenti nel contrastare la libertà dei cittadini musulmani Uighurs".

Ufficiali del Partito Comunista Cinese furono infatti incaricati di vivere nelle case di famiglie di orientamento Uighur nello Xinjiang per distoglierle dal digiunare e dal pregare.

Questo recente livello di controllo è dunque solo uno degli esempi dell'oppressione dei cittadini Uighur da parte del governo cinese e dell'intrusione in quella che dovrebbe essere la sfera dei diritti privati di ogni cittadino.

La lotta al terrorismo sembra però giustificare tutto questo, almeno agli occhi del governo. Quanto l'umanità è disposta ad accettare tali misure? Possono queste essere davvero sufficienti a impedire un fenomeno così importante e complesso quale il terrorismo? Sono domande legittime davanti a notizie come queste, domande che però sembrano non rientrare nell'interesse del governo cinese.