Dai dati rilevati dall' Unhcr (l'alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) emerge che a sbarcare in Italia, solo nel mese di giugno, sono stati 23mila migranti. Una situazione complessa da gestire e molto controversa, il "tallone di Achille" di ogni partito politico che dovrebbe assecondare le volontà del popolo. Così il Viminale ha stipulato un Codice etico per tutte le Ong, nonché le organizzazioni non governative, al fine di regolare il fenomeno.

13 i dettami rivolti alle organizzazioni operanti nel Mediterraneo. Tra questi "il divieto di entrare nelle acque territoriali libiche.

Divieto che diventa permesso solo qualora incombi una situazione di urgente pericolo, a patto che non si ostacoli l'attività della Guardia costiera libica". "È sempre obbligatorio mantenere attiva la trasmissione dei segnali Ais (Automatic identification system) e Lrit (Long range identification and tracking), al fine di essere monitorati e controllati". Per questo le ong sono tenute a mantenere aggiornati gli strumenti di soccorso e rimanendo a sempre a contatto con il Centro di coordinamento marittimo". Vietato assolutamente "incentivare gli immigrati ad imbarcarsi o, ancor peggio, trasportarli su altre navi". Se queste non vengono rispettate "gli organi responsabili saranno autorizzati a prendere provvedimenti per proteggere il diritto di ciascuna vita umana".

Quello che più ha destato diatribe e scontri è la regola che prevede la "presenza di uomini armati, ossia ufficiali di polizia giudiziaria, in grado di indagare su chi sale a bordo, ottenere informazioni per proteggere questi espatriati in cerca di "miglior vita" dall'orrendo e frequente traffico di esseri umani".

Non tutti hanno firmato il nuovo Codice.

Solo Moas (Migrant Offshore Aid Station) e Save the children hanno accettato le condizioni. "Sono atteggiamenti che già mettiamo in atto - dichiarano - per questo non opponiamo alcuna resistenza". Contrari, invece, gli Msf (Medici Senza Frontiere) che reputano "illecito far salire uomini armati a bordo",aggiungendo che: "il problema non è la polizia, il cui lavoro non verrebbe ostacolato, bensì le loro armi".

Il 'nì' proviene dalla tedesca Jugend Rettet. "Siamo pronti a firmare solo nel caso in cui queste azioni apportassero davvero un miglioramento". Poco importa a Marco Minniti, parte del Governo Gentiloni, che da tempo ha lottato per questa normativa. Il Ministro non si è fatto scrupoli ad esclamare che "chi non firma, rimane fuori dal salvataggio in mare".