Lei ci scherza sopra, perché è la cosa più saggia che possa fare: "Adesso i miei alunni mi chiamerano nonna". Bernarda Di Miceli, maestra elementare di Palermo, sta per compiere 70 anni. Nell'età che dovrebbe essere quella della pensione, le hanno assegnato, dopo 40 anni di precariato, sacrifici, disagi, rovelli, la cattedra. Una paradossale anomalia del sistema italiano.
Mercoledì la firma del contratto
Bernarda che è originaria di Campofiorito (Palermo), ma da anni risiede a Corleone, sposata e madre di ben 6 figli, mercoledì vivrà quell'intensa emozione che avrebbe tanto desiderato poter vivere 40, 30, al limite 20 anni fa.
Andrà all'Ufficio Scolastico Provinciale a firmare il contratto a tempo indeterminato di docente di scuola primaria. Diverrà titolare di cattedra, anche se la sede è ancora da decidere. Ora come ora, pur amando la scuola ancora come il primo giorno malgrado decenni di precariato, forse la maestra, nell'età in cui normalmente si andrebbe in pensione, avrebbe preferito dedicarsi ai suoi interessi, a cominciare da figli e nipoti. L'emozione certo non le mancherà, ma la sua visione ora è disincantata. Sa che questo incarico definitivo durerà pochissimo, all'incirca un altro anno: quanto le serve per completare la contribuzione minima (20 anni) ed accedere alla pensione.
Una vita da precaria
Diplomata nel lontano '69-70, ha iniziato con una supplenza e da allora non si è più fermata.
Certo, non ha potuto coprire tutte le supplenze per cui era chiamata perché nel frattempo si è sposata e ha avuto sei figli, ma non ha mai lasciato la scuola. Ha avuto qualcosa come 2 mila alunni, certo non può ricordarli tutti, ma alcuni sì, la chiamavano mamma. Nel 1985, ha vinto il concorso a cattedre alla scuola elementare, ma non essendo rientrata nei posti ha fatto l'inserimento in graduatoria e da quel momento è cominciata la sua lunghissima vita da precaria della scuola.
Una vita fatta di alzatacce all'alba, percorsi su treni e bus per raggiungere scuole distanti, tante traversie e "incidenti di percorso". Fino all'ultimo quando nel 2013, per un errore procedurale era stata depennata dalla graduatoria, ed è stata poi reintegrata dopo aver fatto ricorso al giudice del lavoro con il sostegno di sua figlia che è avvocato.
Per il resto, sa che sarà emozionata come sempre a conoscere i nuovi alunni, E per lei come 40 anni fa, la ricetta è sempre la stessa: svolgere il proprio lavoro con amore.
Il caso della collega che dice 'no'
Diversa invece la scelta di un'altra insegnante, una salernitana di 65 anni, che ha rifiutato la cattedra a tempo indeterminato e ha preferito chiudere da precaria la sua carriera quasi quarantennale nell'insegnamento. La docente di francese alle medie, vanta un precariato da record nella provincia di Salerno. Per lei, la chiamata del Provveditorato, anziché un riconoscimento del lavoro svolto, ha un significato beffardo. Tanta è stata la meraviglia dei funzionari del Provveditorato quando la prof.
convocata non si è presentata e,raggiunta telefonicamente, ha ribadito il suo "no". Chi ha trascorso una vita a lavorare non è detto gradisca l'ingerenza, fuori tempo massimo, di un sistema incomprensibile.