E' deceduto prematuramente tre giorni fa a Pisa, dopo una malattia che lo ha logorato per diversi anni, il magistrato Antonio Giaconi, il pm che fece condannare per omicidio volontario e occultamento di cadavere Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa, la donna scomparsa nel 2012 e mai più ritrovata. Fu lui, negli anni scorsi, nella veste di procuratore reggente della procura della Repubblica di Pisa, a sostenere con professionalità e determinazione la pubblica accusa nei confronti del marito della donna toscana di cui si sono perse le tracce cinque anni fa.

L'accusa sostenuta da Giaconi portò poi alla condanna di Antonio Logli a venti anni di reclusione.

Dall'indagine sul caso Roberta Ragusa a quella sul Moby Prince

Il sostituto procuratore, che prima di passare alla procura pisana aveva svolto servizio nella procura della Repubblica di Livorno, era conosciuto anche per aver portato avanti l'indagine bis sul disastro del Moby Prince, l'incidente in mare verificatosi il 10 aprile del 1991 quando l'omonimo traghetto e la nave petroliera chiamata Agip Abruzzo si scontrarono violentemente nella rada del porto livornese. Tra le inchieste importanti condotte dal magistrato Antonio Giaconi anche quella sfociata nell'identificazione dell'assassino di Annalisa Vincentini, la giovane ammazzata nel corso di una tentata rapina avvenuta nel bosco di Chioma.

L'individuazione del sicario avvenne dopo la riapertura dell'inchiesta e al ritrovamento del Dna del killer che fu isolato grazie a tecniche e metodologie di ricerca più innovative in confronto a quelle fino a quel momento adoperate. Il magistrato era ammalato da diversi anni, le sue condizioni di salute sono peggiorate gravemente negli ultimi giorni sino alla morte avvenuta il 16 agosto.

Morto a 61 anni il magistrato Antonio Logli, era malato da alcuni anni

Tornando al caso Roberta Ragusa, il più recente fra i casi famosi di cui si è occupato Giaconi, è proprio di questi giorni la notizia della possibile riapertura delle ricerche del cadavere della donna scomparsa nel 2012. A chiedere di cercare quel che resta del corpo della donna ammazzata dal marito l'associazione Penelope Italia che rievoca la testimonianza di un vicino di casa di Antonio Logli che sostiene che il cadavere potrebbe trovarsi occultato in un fondo agricolo di proprietà del presunto assassino, cioè il marito della donna già condannato a venti anni di carcere per omicidio volontario e occultamento del cadavere della moglie.