Maurizio Diotallevi, un sessantaduenne, ha confessato l'omicidio della sorella Nicoletta, di 59 anni, avvenuto tramite strangolamento, e di aver gettato i resti segati in due cassonetti tra i Parioli e il Flaminio a Roma. L'uomo ha fatto la sua ammissione dopo dieci ore di interrogatorio ed è stato fermato per omicidio e occultamento di cadavere. L'atroce delitto è stato commesso nella notte fra il 14 e il 15 agosto nell'appartamento in cui i due fratelli vivevano insieme.
Dopo il folle gesto, il Diotallevi avverte allarmato l'altra sorella, Maura, proprietaria di un'erboristeria, perché Nicoletta non era ancora rientrata a casa.
La donna, ignara dell'accaduto, mette al corrente la polizia denunciandone la scomparsa.
Le prime ricostruzioni
Secondo quanto si evince da alcuni testimoni, i due non conducevano una vita facile né tantomeno felice e agiata: Maurizio era disoccupato, Nicoletta lavorava come donna delle pulizie e come baby sitter. Per aumentare un po' di più le entrate, affittavano un appartamento ereditato dai genitori a studenti o a turisti. È emerso che la vittima manteneva economicamente il fratello.
Tuttavia, la difesa del sessantenne, nella persona dell'avvocato Gaetano Scalise, esclude il movente economico, osservando che, forse, sarebbe il caso di parlare di un raptus.
La confessione: raptus o premeditazione?
Alla fine del lungo interrogatorio, Maurizio Diotallevi ha finalmente ammesso le sue colpe, ha confessato l'omicidio. Lo stava progettando da ben due mesi, poiché stanco non soltanto dei pochi soldi che la sorella gli passava, bensì anche dell'umiliazione e dei maltrattamenti cui lei lo sottoponeva.
Perciò, dopo l'ennesima umiliazione e al rientro della sorella dalle vacanze, ha messo in atto il gesto, suscitando le reazioni anche nei Social, sfociate nella sua pagina Facebook in attacchi e insulti. Questo, tuttavia, porta ad affermare che non si è trattato di un raptus. Forse, bisognerebbe prendere in considerazione la premeditazione.
Il ritrovamento dei resti
Una parte dei resti, che erano stati nascosti in una cassa di metallo, sono stati rinvenuti da una nomade mentre frugava tra i cassonetti dell'indifferenziata in viale Maresciallo Pilsudky nella serata di Ferragosto: si trattava di due gambe legate con un nastro. Il giorno successivo sono state ritrovate le altre parti del corpo.
Risoluzione dell'omicidio
Il palazzo - che si trova in una posizione favorevole tra una caserma e una delle sedi della Questura - è ripreso dalle telecamere di videosorveglianza e, proprio grazie a questo sistema, è stato possibile risolvere il giallo in poche ore. Infatti, una delle telecamere avrebbe 'colto in flagrante' l'uomo che trasportava un sacco nero nel momento in cui attraversava l'uscio del portone.
Una seconda telecamera, invece, lo avrebbe ripreso quando si disfava di qualcosa gettandolo nei cassonetti.
I precedenti
Non è questo l'unico caso di ritrovamento di pezzi di esseri umani. Nel 2015, ad esempio, è stata ritrovata una gamba tagliata fin sotto il ginocchio: era la storia di un regolamento di conti nel mondo dello spaccio e della droga nella malavita di San Basilio, a Roma. Andando ancora più indietro nel tempo, nel 2011, è stato rinvenuto il busto di una donna con le braccia, priva di gambe e testa: un giallo che non ha mai avuto una risoluzione.