Dopo aver ucciso sua moglie con 29 coltellate, andò due volte in pasticceria per 'festeggiare' e comprarsi i babà. A seguire, si recò a giocare alle slot machine, vincendo anche 70 euro, e fece un po' di spesa. Poi, all'arrivo della polizia che trovò la donna con la gola tagliata, raccontò che l'aveva scoperta così rientrando in casa. Ora quell'uomo, Luigi Messina, ex guardia giurata di 53 anni, è stato condannato in primo grado a 18 anni di reclusione per l'omicidio di Rosanna Belvisi, 50 anni. Il pm aveva chiesto l'ergastolo, ridotto a 30 anni con il rito abbreviato.

La sentenza, emessa dopo un processo con rito abbreviato, è stata accolta tra lacrime e indignazione: quelle della figlia Valentina.

'Una vergogna italiana'

Valentina Belvisi, 25 anni, è la figlia di Rosanna e dell'omicida. Col padre ha interrotto ogni rapporto. Era in aula ieri quando è stata letta la sentenza che ha condannato suo padre a una pena molto inferiore rispetto ai 30 anni chiesti dal pm Gaetano Ruta. Il giudice, Livio Cristofano, ha applicato lo sconto di un terzo della pena e ha escluso l'aggravante della crudeltà, accogliendo la tesi difensiva che si sia trattato di un delitto d'impeto, provocato da uno scatto d'ira nel corso di una lite di un uomo con "disturbi di personalità". Sconvolta e affranta, Valentina, sola parte civile al processo, ha reagito con indignazione: "è una vergogna italiana, questa", ha scritto in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook.

Per una figlia colpita da un trauma del genere, è stato un nuovo choc che il padre in primo grado non abbia avuto la giusta condanna. Per lei, come ha scrito nel suo post, è inconcepibile che passi il messaggio che in Italia si possano compiere orrendi delitti e poi cavarsela con pochi anni di reclusione. E' una sentenza non ammissibile per Valentina, che a sua volta ha vissuto vent'anni di violenze domestiche da parte di un padre padrone.

Ed è assurdo per lei, che sia stata esclusa l'aggravante della crudeltà, alla luce delle 29 coltellate che il padre ha inferto a sua madre (tra tagli sul corpo e sulle braccia, oltre a una profonda ferita alla gola), e dell'assurdo comportamento avuto dopo il delitto.

Vent'anni di violenze domestiche

Lo scorso 15 gennaio, Luigi Messina, originario di Trapani, e la moglie Rosanna Belvisi, erano appena tornati nella loro abitazione di Milano dopo una vacanza a Pantelleria, isola d'origine della signora.

E' scoppiata una violenta lite, circostanza non nuova ma ricorrente nella ventennale vita della coppia. In passato c'erano state botte, schiaffi, lui la picchiava persino con il manico della scopa. Nel 1995, le aveva già inferto una coltellata alla schiena, ma Rosanna se l'era cavata.

L'omicidio

In questa circostanza, invece, Messina ha preso un coltello da cucina e, come poi confermato dai terrificanti reperti dell'autopsia, le ha inferto 29 colpi. Avevano litigato perché l'uomo aveva avuto un figlio da una relazione extraconiugale. Dopo aver brutalmente ucciso la moglie, aveva nascosto l'arma e i vestiti insanguinati, era andato in pasticceria e a giocare. Poi era stato proprio lui a dare l'allarme, sostenendo di essere uscito a fare una passeggiata e di aver trovato la moglie sgozzata.

Solo dopo un'intera notte di interrogatori in cui aveva cercato di depistare gli inquirenti sostenendo di aver colpito la moglie dopo che lei avrebbe tentato di colpirlo con un ferro da stiro, confessò e fece ritrovare agli agenti della Squadra mobile il coltello in un tombino. Messina, detenuto da otto mesi e mezzo nel carcere di San Vittore, è stato anche condannato a versare una provvisionale di 100 mila euro alla figlia. Ma non è certo questo che a Valentina sta a cuore ottenere.