La Corte di Cassazione, nei giorni scorsi, ha assolto definitivamente i quattro poliziotti accusati della morte di Michele Ferrulli, manovale di 51 anni deceduto a Milano il 30 giugno 2011 durante le fasi del suo arresto. La sentenza della Cassazione conferma quanto statuito dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano il 23 maggio 2016: assoluzione per i quattro poliziotti "perché il fatto non sussiste".

Anche il procedimento di primo grado, concluso il 3 luglio 2014, aveva visto l'emissione di una sentenza assolutoria: in quell'occasione vennero respinte le richieste del sostituto pg di Milano, Tiziano Masini, che aveva chiesto pene detentive comprese tra i 16 mesi e i 7 anni e 8 mesi di carcere, in base a differenti livelli di responsabilità.

La morte durante l'arresto

La sera del 30 giugno 2011, due pattuglie della polizia erano intervenute in via Varsavia, a Milano, in seguito ad una segnalazione per schiamazzi: la reazione di Michele Ferrulli, definita "particolarmente aggressiva" nei verbali, aveva portato al suo arresto con ammanettamento a terra con i polsi dietro la schiena, una soluzione adottata in casi di resistenza significativa da parte della persona arrestata.

Dopo essere stato bloccato in questa posizione, Ferrulli aveva iniziato a dare segnali di sofferenza respiratoria: le due pattuglie allertarono il 118, il personale medico intervenuto sul posto attuò le procedure di rianimazione compreso il massaggio cardiaco prima del trasferimento in ospedale, dove poi fu constatato il decesso dell'uomo.

Le fasi dell’arresto furono riprese in un video realizzato con un telefono cellulare, ma le immagini risultarono di scarsa utilità, a causa della distanza e della scarsa visibilità.

Esiti controversi nell'autopsia

In seguito al decesso venne disposta l'autopsia sul corpo di Michele Ferrulli: l'esame rilevò fratture alle costole, compatibili però con il massaggio cardiaco praticato dal personale del 118, oltre a traumi cranici, ematomi ed escoriazioni che, secondo la difesa, erano stati causati dall'arresto, mentre per l'accusa e per la parte civile erano da attribuire ai colpi di manganello inferti dagli agenti a Ferrulli.

La sentenza in terzo grado di giudizio emessa nei giorni scorsi scagiona in via definitiva gli agenti. "Sono contento", ha commentato Gianni Tonelli, segretario generale del Sap (Sindacato autonomo di Polizia), chiarendo che questa sentenza, però, non ripagherà gli agenti coinvolti nella vicenda per gli anni in cui sono stati definiti mostri e additati come orchi.

"Siamo i primi ad esigere trasparenza nella nostra funzione, non abbiamo niente da nascondere, abbiamo chiesto telecamere sulle uniformi, su tutte le auto e in tutte le celle di sicurezza", ha concluso Tonelli.