Prima di aprire il fuoco e trucidare 59 persone innocenti ferendone altre 500 durante il concerto di Las Vegas Stephen Paddock aveva pianificato la sua azione molto scrupolosamente. Nella stanza al trentaduesimo piano del Mandalay Bay Hotel, una grande struttura dotata di 3.300 camere, dalla cui finestra ha sparato sulla folla aveva introdotto numerose armi e centinaia di munizioni, ma prima di agire aveva persino installato un impianto di videosorveglianza che dava sul corridoio dell'albergo in modo da monitorare l'eventuale arrivo delle forze dell'ordine per fermarlo durante la strage.

Le autorità statunitensi non sono ancora riuscite a chiarire i motivi che hanno spinto il killer ad effettuare la carneficina per poi togliersi la vita. Paddock non risultava soffrire di disturbi psichici, non faceva parte di gruppi politici o religiosi e non aveva mai manifestato in precedenza atteggiamenti violenti.

I giorni precedenti alla strage

Il New York Times ha pubblicato un articolo dove illustra in modo dettagliato i preparativi della carneficina. L'uomo è entrato in hotel giovedì 28 settembre, tre giorni prima di compiere il massacro, portando con sé ben dieci valigie che contenevano le armi usate per la strage. Ben 23 fucili la maggioranza dei quali semiautomatici e centinaia di munizioni di diverso calibro.

Nonostante fosse da solo e avesse al seguito un bagaglio tanto grande gli addetti alla sicurezza della struttura non si sono insospettiti. Si ipotizza che le abbia introdotte in hotel in momenti diversi, in modo da passare inosservato.

Per evitare che il personale alberghiero si introducesse nella camera aveva appeso alla porta il cartellino "non disturbare".

Questo non è stato visto come qualcosa di "sospettoso" poiché è molto comune tra i clienti, ed il personale dell'hotel può introdursi nelle camere senza rispettare l'indicazione solo quando questa rimane per diversi giorni, per controllare che sia tutto in ordine e che l'ospite non abbia avuto problemi.

Il sistema di videosorveglianza

Paddock è riuscito a sistemare nel corridoio attiguo alla sua stanza due telecamere nascoste, mentre un'altra l'aveva sistemata sullo spioncino della porta della sua suite, in modo da monitorare a distanza se qualcuno si dirigeva verso la sua camera. In questo modo si sarebbe garantito il tempo di mettere in ordine la camera facendo sparire le armi qualora il personale dell'hotel si fosse recato da lui, e controllare l'arrivo delle forze dell'ordine durante la strage.

Le armi

Il killer ha iniziato la carneficina intorno alle 22.07 (ora di Las Vegas) e ha continuato a sparare per almeno undici minuti. Non possedeva armi automatiche, ovvero mitragliatori che sparano a ripetizione mantenendo premuto il grilletto, bensì fucili semiautomatici, che esplodono un proiettile alla volta.

Ma per sparare più velocemente possibile aveva installato sulle armi un "bump stock", ovvero uno strumento che sfruttando l'energia prodotta dal rinculo dell'arma consente di sparare più rapidamente, quasi come un'arma automatica.

Si tratta di dispositivi che consentono di esplodere centinaia di proiettili al minuto anche con un fucile semiautomatico, e la vendita di questi strumenti negli Usa è perfettamente legale. Secondo alcuni esperti se non avesse avuto a disposizione questa tecnologia avrebbe aperto il fuoco molto più lentamente, provocando un numero di morti e di feriti inferiore.

Dalle perquisizioni della sua abitazione di Mesquite e della seconda casa a Reno sono saltate fuori un totale di 47 armi da fuoco di proprietà del killer, tutte acquistate legalmente nel corso degli anni.

Paddock non aveva mai avuto problemi con la giustizia e secondo gli inquirenti è l'unico responsabile della strage di domenica. Le rivendicazioni avanzate dall'Isis secondo gli inquirenti sarebbero false. L'uomo infatti non avrebbe avuto nessun collegamento con organizzazioni terroristiche o di natura jihadista. Era in pensione da diversi anni ed economicamente era benestante.