La violenza sessuale c'è stata e si è consumata nei bagni della scuola, ma per il giudice i responsabili, due ragazzini di 12 anni, non avevano facoltà di intendere e volere, non distinguevano il bene dal male, né avevano il "senso del crimine" e quindi non sono perseguibili per legge. La sentenza arriva proprio nei giorni in cui in Italia è scattata l'emergenza dopo un'ondata di violenze sessuali: dal caso di Rimini dove un branco composto da 4 persone tra cui due fratelli marocchini minorenni, ha stuprato una turista polacca, picchiato il fidanzato e poi violentato una trans peruviana, fino agli ultimi episodi a Roma: prima è stata violentata una ragazza finlandese, poi, qualche giorno dopo, una tedesca senza fissa dimora, mentre a Catania è stata abusata una dottoressa di guardia medica.

Il caso australiano, che farà certamente discutere, è ancor più delicato perché sono implicati due 12 enni e la vittima una bambina di appena 6 anni.

Le accuse

In australia a Perth, due ragazzini di 12 anni, di cui ovviamente non sono state rese note le generalità, sono stati accusati di aver violentato una bambina di 6 anni. Gli episodi sono avvenuti in tre diverse occasioni nei bagni della scuola primaria, il 24 giugno, il 1 luglio e una terza volta il 16 agosto 2016. I gravissimi fatti sono emersi dopo che la bambina ha raccontato gli abusi subiti a un'educatrice che ha informato immediatamente i genitori. Il dipartimento dell'Istruzione australiano ha poi denunciato gli abusi alla polizia.

Sono scattate le indagini che dopo due settimane hanno portato all'arresto dei due 12enni presso la stazione di polizia di Chatswood a settembre dello scorso anno. Poi sono state inviate lettere a tutti i genitori dei bambini della scuola, informandoli dell'accaduto e dei procedimenti in corso.

La sentenza

Il giudice Jeffrey Hogg si è ispirato nella decisone al principio giuridico del "doli incapax", che sta per incapace di crimine e fa riferimento a una consuetudine del diritto anglosassone applicata ai bambini al di sotto dei 14 anni, ritenuti non perseguibili, ad eccezione di particolari casi.

Spetta alla procura, cioè all'accusa, riuscire a dimostrare che un bambino accusato di un reato possa aver agito secondo un piano criminale, proprio come un adulto. L'idea di fondo è che la legge debba trattare i bambini diversamente dagli adulti. Per questo, il giudice Hogg ha respinto le accuse di stupro fatte ai due ragazzini e ha ordinato alla polizia di pagare le spese processuali che ammontano ad oltre 20 mila dollari.

Dopo che il giudice ha respinto le accuse, la procura ha ritirato anche le altre accuse, ben sette, inerenti altri casi di violenza sessuale di cui si sarebbero resi protagonisti i due ragazzini, oggi 13enni, che in fase di dibattimento si erano proclamati innocenti.

Precedente caso

Il giudice si è appellato anche a un precedente caso che ha fatto giurisprudenza in Australia: un bambino di 11 anni ritenuto non responsabile di violenza sessuale verso il fratello minore perché l'accusa non era riuscita a dimostrare che potesse distinguere il bene dal male e a rendersi conto che le sue azioni fossero sbagliate.