È "incapace di intendere e di volere, sembra quasi un bambino di un anno". Lo descrivono così, i familiari disperati, dell'ispettore dei vigili urbani di Catania, Luigi Licari, vittima, il 2 settembre scorso, di un'aggressione in via del Rotolo, nell'hinterland catanese.
I dettagli dell'aggressione
Facciamo un passo indietro e ritorniamo a quel terribile giorno che ha cambiato la vita di Licari e dei suoi familiari, ormai distrutti dal dolore e che vivono, ogni giorno, "una pena immensa". Stava svolgendo il suo lavoro quel sabato sera, in via del Rotolo, zona del lungomare di Ognina di Catania: gestiva il traffico, controllava la viabilità vigilando l'accesso ad una strada che era stata chiusa temporaneamente.
Si avvicina un giovane, senza casco e in scooter, gli chiede di passare, ma Licari gli spiega che non può. Il ragazzo, imbestialito per questa risposta, fa partire una vera e propria spedizione punitiva: si allontana e ritorna dall'ispettore insieme ad alcuni amici con cui lo pesta a sangue.
Il vigile viene urgentemente trasportato all'ospedale Cannizzaro di Catania con un forte trauma cranico: oltre alla botte, viene preso anche a colpi di casco alla testa. Del giovane e del suo "branco" di amici, nessuna traccia. Dopo alcuni giorni, gli agenti della Polizia - dopo un lungo lavoro d'indagine - riescono ad identificare il promotore di quel dramma e ad arrestarlo.
L'aggressore e il dramma
Ha soltanto 20 anni, Orazio Di Grazia, questo il nome del ragazzo che, dopo ore di interrogatorio, si sarebbe giustificato, dicendo: "Gli ho dato soltanto una manata".
All'inizio, le manette erano scattate per tentato omicidio. Successivamente, invece, l'accusa penale nei confronti del presunto aggressore è di lesioni personali gravissime. Ricordiamo che il giovane non avrebbe agito da solo ma insieme ad un gruppo di ragazzi e ragazze che, ancora oggi, vivono liberamente la loro vita. Quelli che invece si sono ritrovati catapultati in una realtà senza precedenti, sono l'ispettore Licari e la sua famiglia.
Nel nosocomio catanese, il vigile urbano ci arriva in condizioni disparate: il quadro clinico non fa per nulla ben sperare. In coma per svariati giorni, adesso, Luigi Licari, non riconosce se stesso, non parla, non sa come si chiama, quanti anni ha. Le uniche parole che pronuncia sono "Mimma, Rosalia, Cosimo e Carlo". Il suo cuore, che continua a battere fortunatamente, riconosce soltanto la moglie e i figli.
Da giorni, l'ispettore, si trova ricoverato a Cefalù, nel palermitano, in un centro di riabilitazione che speriamo possa aiutarlo a riprendere in mano la sua vita e a trascinarla in salvo.