A trecento anni dalla nascita di Papa Pio VI, Papa Francesco è in visita oggi 1 ottobre a Cesena e Bologna per la conclusione del congresso eucaristico diocesano. E nell’occasione è ritornato sul tema della corruzione in politica, tema particolarmente sentito dal pontefice che aveva già in un’occasione ammonito i vescovi italiani a non essere "timidi o irrilevanti nello sconfessare e sconfiggere una diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata".

La corruzione è definita dal Papa come un tarlo, i politici chiedano scusa e vadano avanti ribadisce Francesco che definisce martire il politico che svolge il suo ruolo di servizio abbandonando le proprie idee e si mette a servizio della comunità.

Arrivato all’eliporto nei pressi dell’Ippodromo di Cesena, il Papa è stato accolto dal vescovo della locale diocesi di Cesena-Sarsina monsignor Douglas Regattieri e si è subito trasferito in auto in piazza del Popolo dove ha incontrato la cittadinanza.

Il Papa e 'la Piazza'

Papa Francesco si è detto lieto di visitare la città che ha visto nascere ben due papi Pio VI, di cui ricorre il terzo centenario dalla nascita, e Pio VII, il pontefice ha sottolineato l’importanza secolare di Piazza del Popolo, denominato semplicemente “la Piazza”, come spazio d’incontro, di commercio (vi si svolge il mercato) e politico con il Palazzo Comunale simbolo amministrativo della città, in sostanza il posto in cui “si impasta il bene comune, si lavora per il bene comune.”

E da qui che Francesco ha iniziato la sua riflessione sulla politica ed il suo ruolo, una politica che deve essere amica e collaboratrice non serva o padrona che promuova l’integrazione e il coinvolgimento delle persone e non emargini alcune categorie.

Molto caro al Pontefice anche il tema ambientale, non poteva essere diversamente visto il nome che Bergoglio scelse alla sua elezione, duro il suo ammonimento in questo senso: “le risorse naturali non sono un pozzo senza fondo ma un tesoro donatoci da Dio” e sta all’accortezza e intelligenza dei politici mitigare tra interessi e aspirazioni dei singoli e il bene comune della collettività.

È questa la vera ragion d’essere della politica, servizio per il bene della comunità ed è per questo che la chiesa la considera una nobile forma di carità.

Un appello all'impegno e non alla critica

Non è mancato l’appello ai giovani e meno giovani ad impegnarsi in prima persona dopo un’opportuna preparazione in questo senso, dirigendo i propri sforzi al bene comune e allontanando qualsiasi forma, anche apparentemente insignificante, di corruzione.

Una critica è stata rivolta a chi sta al balcone a criticare nell’attesa del fallimento del politico, secondo Francesco questo tipo di critica non serve a nulla, giusto riprendere chi sbaglia ma farlo apertamente.

Al termine il Papa ha chiesto di pregare: “il Signore perché susciti buoni politici, che abbiano davvero a cuore la società, il popolo e il bene dei poveri". Prima di lasciare Piazza del Popolo, Francesco ha rivolto un pensiero accorato a ",chi sta soffrendo» per poi scendere dal palco per salutare gli ammalati presenti.