Scandalo a Firenze dove ben sette docenti universitari sono stati arrestati con l’accusa di corruzione per aver truccato concorsi pubblici, ma la Maxi operazione non si è di certo fermata qui. 22 professori sono stati interdetti per un anno dall’ insegnamento e le perquisizioni effettuate in tutta Italia sono state 150 tra uffici pubblici, studi professionali e abitazioni private. Tra i coinvolti ci sarebbe anche l’ex Ministro delle Finanze (ai tempi del Governo Prodi), Augusto Fantozzi; costui è attuale rettore dell’università Giustino Fortunato di Benevento e ordinario di diritto tributario.
In azione la Guardia di Finanza
Sono ben 500 gli uomini delle Fiamme Gialle del nucleo Polizia Tributaria di Firenze coinvolti nell’ operazione. A guidarli il procuratore aggiunto Luca Turco e il sostituto procuratore Paolo Barlucchi. Il tribunale di Firenze, coordinato dal giudice per le indagini preliminari Angelo Antonio Pezzuti, e su richiesta della locale procura della Repubblica, ha giustificato le indagini in quanto i docenti di diritto tributario coinvolti, avrebbero messo in atto un sistema corruttivo che avrebbe dovuto rilasciare abilitazioni all’insegnamento tali, per cui si potesse costituire una spartizione territoriale basata su logiche ed interessi meramente personali, professionali, associativi e non meritocratici.
Alcuni dei coinvolti, in quanto membri di commissioni del Ministero dell’ Istruzione, Università e Ricerca atte proprio allo svolgimento dei concorsi, ricoprirebbero anche il ruolo di pubblici ufficiali.
Chiamata alle armi
'Chiamata alle armi': è questo il nome dell’operazione che stamane ha sconvolto il mondo accademico italiano.
La macchina della giustizia si sarebbe attivata dopo che un ricercatore avrebbe denunciato di aver ricevuto pressioni per ritirare la propria candidatura per un concorso inerente proprio il settore scientifico disciplinare per l’insegnamento di diritto tributario. Questo sarebbe stato fatto per favorire un candidato con un curriculum notevolmente inferiore.
I commissari, avrebbero dunque promesso al ricercatore che si sarebbero adoperati per farlo abilitare alla tornata successiva.
Le indagini, come già accennato, da Firenze si sono diramate in tutta Italia, e i provvedimenti sopra descritti hanno riguardato anche altre città italiane quali: Bologna, Roma, Milano, Livorno, Napoli e titolari di cattedre nelle Università di Cassino, Siena, Napoli, Bologna e Castellanza Varese.