Ancora una volta Boko Haram (termine della lingua hausa traducibile con 'L'istruzione occidentale è proibita'), cellula terroristica sunnita, torna a fare parlare di sè in seguito ad un violento attentato in Nigeria. Un giovane kamikaze, appena diciassettenne, si è infatti mescolato alla folla che si apprestava a svolgere la preghiera del mattino nella moschea della città di Mubi, nello stato di Adamawa, facendo detonare l'esplosivo che portava addosso: il terribile bilancio è di una cinquantina di morti accertati, ma i numerosi feriti lasciano presagire un aggiornamento in negativo.

Sebbene il gruppo terroristico non abbia ancora ufficialmente rivendicato l'attentato, il loro coinvolgimento appare probabile viste le modalità adoperate; se l'ipotesi divenisse certezza, sarebbe il primo attentato dal 2014, anno in cui la città di Mubi venne liberata dal controllo proprio di Boko Haram.

L'Islam tra modernizzazione e terrorismo

Notizie come questa fanno da contraltare alle numerose tendenze modernizzatrici che stanno attraversando il mondo islamico, che, nonostante la piaga del terrorismo, attraversa una fase di tentato e profondo rinnovamento culturale. Il 2017 è stato ad esempio l'anno dell'affermazione del principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammed Bin Salman, promotore di una serie di iniziative economiche e culturali, aventi come obiettivo quello di riportare il suo paese ad un Islam moderato.

Le prime conseguenze sono state evidenti e abbastanza rumorose per un contesto culturale che nell'ultimo trentennio ristagnava in un assoluto conservatorismo: il principe saudita ha subito provveduto ad affermare il potere politico su quello religioso, promuovendo innanzitutto l'abolizione di idee estremiste, in favore di un Islam volto all'ascolto delle diversità e all'integrazione, che rifiuti l'intolleranza e che possa contribuire allo sviluppo della nazione e del mondo.

Un inno alla vita 'tranquilla', che passa attraverso episodi di grande rilievo sociale,primo tra tutti la revoca del divieto di guida per le donne e la promozione di attività culturali, musicali e cinematografiche, con addirittura l'obiettivo di costruire un'intera città dedicata al divertimento. Anche la comunità islamica europea ha dato forti segni di ascolto e attenzione a quelle che sono le tematiche più calde all'interno del dibattito intellettuale: casi come quelli di Ludovic Mohamed Zahed, imam gay di Marsiglia a capo di una moschea LGBT, o Sherin Khankan, imam donna alla guida di una moschea per sole donne a Copenaghen e promotrice di una rilettura femminista del Corano.

L'attenzione della comunità islamica alla contemporaneità è segno di una cultura desiderosa di uscire dall'isolamento conservatore che all'inizio degli anni ottanta aveva stroncato li spinte ad una modernizzazione, il cui brusco arresto ha favorito, da una parte una netta contrapposizione con il mondo occidentale - privandosi della possibilità di un dialogo e di una commistione culturale spesso invece ritrovabile in altri momenti della storia - e dall'altra la nascita e l'affermazione di movimenti terroristici fortemente organizzati, tra i quali l'Isis rappresenta l'incarnazione più violenta ed estrema.

Ripensare l'Islam

Al centro del processo di ripensamento della religione islamica sta quella che è probabilmente la questione più spinosa per gli intellettuali musulmani, ovvero quella riguardante la natura e l'interpretazione del Corano.

Testo sacro dell'Islam, il Corano non viene semplicemente inteso, almeno dalle frange religiose più fedeli alla tradizione, come il testo che rivela la parola di Allah, ma come un oggetto divino immutabile e privo di qualsiasi possibile interpretazione critica. Parlare di Islam moderato appare già dunque come un'operazione di grande difficoltà intellettuale, in quanto il vero fedele islamico dovrebbe aderire in toto allo stile di vita conseguente alla dottrina coranica, ponendo i fautori di una tentata modernizzazione della religione islamica in una posizione pericolosamente vicina all'infedeltà. Ripensare l'Islam significa dunque in primis ridiscutere la natura stessa del Corano, favorendo una sua visione come un testo prodotto dall'uomo e quindi passibile di una reinterpretazione e di una ricontestualizzazione culturale.

Promotore tra i più rilevanti di questa linea di pensiero è stato il filosofo algerino Mohammed Arkoun, autore tra gli altri di un'opera intitolata proprio 'Rethinking Islam'; nel corso dei suoi studi Arkoun ha infatti sostenuto l'idea che in quanto testo, il Corano necessiti di un'interpretazione ermeneutica che tenga conto del contesto storico in cui esso è nato e di quello in cui viene letto; in altri termini il Corano in quanto produzione semiotica è soggetto a storicità. Quello che mina la comunità islamica secondo Arkoun è l'aderenza a un criterio interpretativo unico riguardo alla questione, che favorisce di conseguenza una lettura militante dell'Islam stesso; una riproposizione del contesto storico belligerante all'interno del quale il Corano stesso è sorto, nel tentativo di dare al popolo arabo ai tempi ancora frammentato, un'unità culturale e territoriale tramite la guerra e la conquista, ben differente dallo scenario storico attuale.

Secondo Arkoun quindi l'Islam non può trovare la strada per la modernità semplicemente aderendo al modello culturale occidentale, plasmato attraverso processi culturali e storici di natura diversa, nè cercare un acritico ritorno alle proprie origini; esso deve risolvere le contraddizioni trovando un'identità personale emergente da una presa di coscienza critica dei propri processi storici e culturali, così da risolvere le contraddizioni che attraversano la propria attualità, in favore di una visione che dialoghi con il mondo occidentale, non uniformandosi ad esso ma rinunciando a un'oppressione violenta e belligerante.