Hampton, città della South Carolina, Stati Uniti. Una bambina di 11 anni è morta suicida, sparandosi alla testa con l'arma da fuoco di famiglia, dopo gli atti di bullismo subiti per lunghi anni da alcuni compagni di scuola. Una storia drammatica, da cui altre famiglie di studenti dello stesso istituto scolastico hanno trovato il coraggio di parlare, denunciando le violenze fisiche e psicologiche a cui vengono sottoposti ogni giorni i propri figli. Una tragica conferma di quanto il fenomeno del bullismo sia esteso e difficile da combattere, diventando potenzialmente mortale, ancora di più in un contesto dove le armi sono - nella pratica - a portata di tutti.

I bulli la perseguitano, lei torna a casa e si suicida

Gli insulti, le violenze verbali, psicologiche, fisiche. Una situazione divenuta insopportabile, fino alla tragica decisione. Toni Rivers aveva soltanto 11 anni. A trovare il suo corpo privo di vita all'interno dell'abitazione di famiglia la sorella più grande, anche lei minorenne (14 anni ndr). Più volte i genitori avevano denunciato i soprusi subiti dalla figlia all'interno della scuola. Tutti sapevano, nessuno però ha fatto nulla per fermare la corsa infernale di un treno che aveva per capolinea la morte.

Un suicidio annunciato. Una frase che, se accostata ad una ragazzina di 11 anni, fa rabbrividire. Al giorno d'oggi, dove centinaia di persone fanno la fila dal giorno prima per l'ultimo gioiello della tecnologia, storie come quella di Toni accadono sempre con maggiore frequenza.

Girare la testa dall'altra parte non è possibile, anche alla luce delle modalità scelte dalla minorenne per togliersi la vita.

Il bullismo ha vinto un'altra volta

Definire il bullismo cancro della società può apparire, in un primo momento, un'iperbole stilistica. In realtà, se si analizza in profondità la questione, ci si accorge che l'accostamento della parola "cancro" alla piaga che ha per protagonisti i bulli e per vittime i soggetti più deboli è giusto e sensato.

L'Italia, come ben sappiamo, non è esente dal fenomeno. A fine ottobre denunciammo un episodio di bullismo accaduto a Firenze, ai danni di un ragazzino down. A differenza di tanti altri casi, la vittima trovò un aiuto concreto da parte di un coetaneo, il cui comportamento venne lodato dalla madre del piccolo. Ad Hampton, South Carolina, nessuno ha capito il profondo disagio interno di Toni. Genitori, scuola, società, tutti sono usciti sconfitti. L'unico vincitore, ancora una volta, ha un nome preciso: il bullismo.