Aveva 20 anni, faceva la ballerina e voleva poter danzare la vita gioiosamente, sempre. Giordana Di Stefano era una giovane donna coraggiosa: aveva denunciato per stalking il suo ex convivente ed era decisa ad andare fino in fondo. Il giorno dopo il suo omicidio, si sarebbe dovuta celebrare la prima udienza del procedimento a carico del suo ex. Per questo, Il 6 ottobre del 2015, Luca Priolo, oggi 28enne, l'ha uccisa con 48 coltellate lasciando senza la mamma la loro figlia, Asia, che ora ha 6 anni. Il processo è stato celebrato con rito abbreviato e oggi il gup del tribunale di Catania, Loredana Pezzino, ha emesso la sentenza condannando l'omicida a 30 anni di reclusione.

Il pm, Alessandro Sorrentino, aveva chiesto l'ergastolo. All'udienza che si è svolta a porte chiuse, era presente tutta la famiglia di Giordana, la mamma Vera, il papà Maurizio, la sorella Erica, ma non l'imputato

Il femminicidio e la fuga

La sera del 6 ottobre, Luca era riuscito ad 'adescare' Giordana chiedendole l'ennesimo chiarimento. E invece a Nicolosi, in provincia di Catania, l'ha martoriata nella sua auto con 48 coltellate. La mamma Vera che temeva per la vita della figlia, non vedendola fare ritorno, all'alba ne aveva denunciato la scomparsa ai carabinieri che di lì a poco fecero la terribile scoperta. Dell'omicida, invece, nessuna traccia finché i militari non lo rintracciarono e arrestarono alla stazione di Milano mentre tentava di fuggire a Lugano.

Allora confessò l'omicidio. Priolo ha però sempre negato la premeditazione, sostenendo di aver agito d'impeto, quando lei che lo aveva già lasciato e aveva deciso di crescere la figlia da sola, in quell'ultimo incontro si era mostrata determinata a non voler ritirare la denuncia per stalking. Giordana aveva conosciuto Luca a 15 anni, era stato il suo primo amore, era rimasta incinta, una gravidanza voluta, ma la relazione conflittuale e instabile, era naufragata per la gelosia di lui.

Dopo essere stato lasciato, era diventato il suo persecutore: appostamenti, messaggi continui, si era persino introdotto in casa di lei. Finché lei nel 2013 lo aveva denunciato.

'Giustizia fatta? Per nulla'

"Giustizia fatta? Per nulla". La mamma di Giordana, Vera Squatrito, ha commentato con amarezza la sentenza. "Lo stato regala questo premio, anzi premia gli assassini, quindi già me lo aspettavo.

Giustizia non è stata fatta, ma non per la condanna. Gli assassini devono stare in carcere almeno per quello che gli viene dato: se 30 anni, devono stare in carcere 30 anni. Nel rispetto delle donne, delle vittime, di chi resta, degli orfani di cui nessuno parla. Giordana l'ho portata con me oggi. Mi sono sentita rispettata, ma spero d'essere rispettata fino alla fine di questo procedimento". La sentenza ha inflitto a Priolo il massimo della pena che potesse ricevere con il rito abbreviato, ha evidenziato il legale della famiglia, Ignazio Danzuso, riconoscendo le aggravanti della premeditazione dell'omicidio e della crudeltà. Ma Vera, che porta avanti una battaglia, e grazie a lei la nipotina che si occupa di crescere ora porta il cognome della mamma, teme che nei successivi gradi di giudizio la pena possa essere ridotta e vengano riconosciute le attenuanti.

E che tra 10 anni, in base alla legge vigente, Priolo abbia permessi premio e possa usciredal carcere sia pure per periodi brevi.

Perizia psichiatrica

Durante il processo, l'imputato è stato sottoposto a perizia psichiatrica dagli esiti incontrovertibili: era in grado di intendere e volere, prima durante e dopo l'evento delittuoso, Per questo il pm aveva chiesto l'ergastolo con isolamento diurno. Ma il rito abbreviato scelto dall'imputato, ha decretato un diverso andamento processuale.