Ennesimo caso di malasanità. Sono finiti sotto processo 4 medici dell'Ospedale di Pieve di Cadore in provincia di Belluno per omicidio colposo. La magistratura Campana ha deciso infatti di processare Daniele De Vido 51 enne originario di Venezia che lavorava presso il servizio di diabetologia, Paolo Nai Fovino 62 enne endocrinologo di Brescia, Federica Vascellari internista di 61 anni originaria di Calalzo e Roberta Da Re reumatologa 53 enne nata a Vittorio Veneto. Gli specialisti sono stati accusati di avere causato la morte di Alberto Giacobbi di 76 anni, per avergli prestato cure sbagliate e per negligenza.

I dottori infatti per una questione di omonimia hanno scambiato le provette con i risultati degli esami del sangue e hanno somministrato alla vittima una cura a base di anti coagulanti leggera, che hanno ucciso l'uomo per delle complicazioni.

La vicenda

Alberto Giacobbi era giunto all'ospedale di Pieve di Cadore il 15 Aprile 2014, ricoverato presso il reparto di medicina per una lombosciatalgia. Dopo la degenza le sue condizioni di salute si sono gradualmente aggravate senza nessuna spiegazione. Il 9 maggio il paziente era deceduto in circostanze misteriose. Giacobbi era morto per il sopraggiungere di due embolie ed un infarto, causate probabilmente da cure e farmaci errati somministrati a causa di uno scambio di provette di sangue.

Gli specialisti infatti gli avevano somministrato i farmaci destinati ad un altro paziente, perché avevano confuso il risultato degli esami di sangue con quelli di un altro degente omonimo. Uno scambio di persona che ha causato la morte del 76 enne.

Il processo

Dopo alcune indagini sono finiti sotto processo quattro medici con l'accusa di omicidio colposo.

Venerdì scorso i magistrati hanno ascoltato i primi testimoni. In aula è stato sentito il direttore medico del Usl 1 Raffaele Zanella, il quale ha dichiarato, che ha ritenuto necessario procedere segnalando l'accaduto alle autorità competenti e chiamando i Carabinieri, perché uno dei medici gli aveva confidato di avere scambiato le provette con il sangue.

Al processo ha testimoniato anche la figlia della vittima. La donna ha raccontato ai magistrati che il padre è morto per un'emorragia celebrale indotta da terapie coagulanti provocate da erroneo dosaggio. La figlia consapevole dell'errore aveva anche avvisato la dottoressa Vascellari e le aveva chiesto di spostare il padre mettendolo in un altro reparto. Ma i medici avevano rifiutato, e non avevano accolto la supplica della consanguinea, continuando la terapia imposta. La corte penale del tribunale di Belluno ha nominato un perito d'ufficio che dovrà fare chiarezza sulla vicenda. La prossima udienza è stata fissata per il prossimo 24 Novembre.