Con l'arrivo delle festività molti italiani si sposteranno dalle città dove lavorano o studiano per raggiungere genitori, parenti e amici per passare le feste con loro: ciò fa del Natale il momento dell'anno che più di tutti celebra il nostro desiderio di rientrare nella nostra comunità d'appartenenza, a prescindere dal credo religioso o dalla simbologia alla quale si fa riferimento.
Comunità, gruppi, sistemi e ambienti di vita sono tutte prospettive alle quali la psicologia classica prima degli anni 70 dava pochissimo spazio e considerava a tratti marginali, a tratti addirittura disturbanti.
Ma proprio questi aspetti sono prediletti dalla scuola sitemico-relazionale: essa si differenzia dalla psicologia più incentrata sull’individuo e introspettiva (per esempio la psicologia dinamica) poiché tiene conto non solo dell’interiorità della persona, ma anche del sistema di relazioni all’interno del quale la persona vive; si differenzia invece dalla sociologia o dalla psicologia delle folle poiché non tratta di temi sociali, politici o culturali, ma dei rapporti che intercorrono tra il soggetto.
Un aspetto che che può colpire di questa teorizzazione è la sua base positiva: il fatto che una buona comunità protegga da fattori di pericolo, come se la persona subisse tutti gli urti della vita con una protezione e un sostegno esterno, e predisponga le basi per l'aumento della qualità della vita.
È infatti provato che chi vive a stretto contatto con persone con le quali condivide rapporti amicali sperimenti una ricaduta positiva sulla sua salute, sul suo stress, sulla sua famiglia e sulla carriera lavorativa.
Inoltre, chiunque si riconosca partecipe di una comunità o di un gruppo, dà e riceve sostegno, ottiene maggiore rilevanza sociale e ha una la sua voce ha maggiore risonanza a livello politico.
Fattori per un inserimento positivo
Ma quali sono i fattori che rendono positivo il nostro inserimento in un gruppo e rendono possibile una spirale positiva di cambiamenti?
- Appartenenza
È la percezione di essere parte integrante della comunità, di essere legati ad altri componenti della stessa, condividere confini reali o simbolici, sicurezza emotiva e protezione.
Ciò porta inevitabilmete ad un'identificazione e di consegenza ad un investimento ed impegno personale
Chi si sente appartenente ad una comunità condivide con gli altri membri un sistema simbolico e un linguaggio che porta all’istituzione di riti e “monumenti” condiviso e riconosciuto.
- Influenza
L'individuo sente che il proprio senso di comunità è forte quando ha influenza sulla comunità, la comunità ha influenza sull'individuo e quando essa è influente anche rispetto all'ambiente esterno.
Ciò ha una grande importanza sulla valutazione positiva dell’ingroup rispetto dell'outgroup (meccanismo di rinforzo dell’a propria autostima tramite autoconferma) che porta inoltre a ridurre le differenze interne e esasperare le differenze con l’esterno.
Per unire due gruppi ed evitare il conflitto è necessario il più delle volte un obiettivo sovraordinato.
- Integrazione
Ogni soggetto della comunità vede soddisfatti i suoi bisogni per conseguenza del fatto di essere insieme agli altri.
E non solo facendo riferimento ai bisogni relazionali e di appartenenza ma anche, a livello più basilare, rispetto a bisogni di salute e sicurezza, e ad un livello più alto, di autorealizzazione.
Inoltre il fatto di perseguire i propri obiettivi assieme ad altri aumenta il senso collettivo di efficacia che ha quindi ricadute positive sull’ appartenenza.
- Connessione emotiva
Questo aspetto si basa sulla frequenza di interazione e sulla qualità della stessa nella gestione degli eventi eccezionali e traumatici.
La condivisione di situazioni emotive con individui della propria comunità conferisce protezione.
Nonostante possa apparire semplice, però, lo stare in gruppo presenta anche delle difficoltà: è giusto considerare che questo significhi sottostare ad alcune regole, limitarsi, impiegare fatica, tempo e impegnarsi in una fortissima abnegazione che a volte può risultare frustrante.
Il conflitto evidente è quello tra vicinanza protettiva che offre vantaggi inaccessibili al singolo e distanza per paura che il gruppo assorba i suoi membri annullando la loro individualità.
Ognuno si colloca nel continuum fra questi due poli come nel dilemma del porcospino di Schopenhauer: ciascuno dovrebbe cercare la distanza corretta che gli consenta di riscaldarsi grazie alla vicinanza reciproca, senza però arrivare a “pungersi”.